Telemedicina per potenziare i servizi. Serve aggiornamento delle competenze
La pandemia ha spinto la digitalizzazione nel settore sanitario, ma tanto c'è ancora da fare in particolare agire sull'aggiornamento delle competenze degli operatori sanitari
La pandemia ha aiutato ad incrementare la digitalizzazione nel settore sanitario, ma tanto c'è ancora da fare. È quanto emerso dal Digital Health Forum, evento promosso a Roma da Farmindustria in collaborazione con Vodafone Italia, Gsk, Novartis, Chiesi e Msd. "Il Covid ha accelerato molto la digital health, ma siamo ancora ben distanti da dove dovremmo essere" dichiara a Sanità33 Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, a margine dell'evento.
Scaccabarozzi: serve un reskilling e un upskilling delle competenze
Siamo a buon punto se guardiamo agli oltre 200 nuovi servizi di telemedicina realizzati durante la pandemia da Asl e aziende ospedaliere, in molti casi con il supporto delle stesse aziende farmaceutiche. Siamo a buon punto perché il 60% degli studi clinici ha almeno una componente digitale. C'è un 40-50% dei medici che hanno intrapreso la strada delle visite digitali. Da una ricerca emerge che l'85% dei pazienti è favorevole alla visita in digitale mancano però le competenze. C'è però la necessità di fare un reskilling e un upskilling delle competenze, è questo l'aspetto più importante», dichiara a Sanità33 Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, a margine dell'evento. «La pandemia ha accelerato il cambiamento - continua - e l'Italia non può farsi trovare impreparata. Ecco perché il Pnrr non deve essere l'ennesima occasione sprecata, a partire dalle terapie digitali, dove siamo indietro rispetto al resto d'Europa».
Dal Pnrr oltre 8 miliardi da destinare a digitalizzazione
Anche Andrea Costa, sottosegretario alla Salute, ha evidenziato l'importanza della digitalizzazione, «non a caso nel Pnrr sono previste risorse pari a oltre 8 miliardi da destinare a questo settore nella convinzione che sia un metodo per avvicinare i servizi ai cittadini. Di questo c'è bisogno, così come c'è bisogno di una rete capillare sul territorio». Per Costa, però, è necessario innanzitutto «recuperare un gap nel nostro Paese che spende circa 22 euro pro-capite per quanto riguarda la digitalizzazione. Pensiamo a Germania con 60 euro pro-capite e Francia con 40 euro. C'è sicuramente un gap che possiamo recuperare se si riesce a fare squadra». In Italia «abbiamo tante competenze e tante eccellenze - ha sottolineato il sottosegretario - La pandemia ci ha insegnato come le grandi sfide si possano affrontare e superare attraverso un lavoro di squadra dove ognuno può portare un contributo fondamentale. Ognuno si deve sentire protagonista di questo cambiamento. Lo stiamo facendo, c'è un percorso condiviso con le Regioni, ma dobbiamo anche dire che digitalizzazione non vuol dire annullare la presenza dell'operatore sanitario». Digitalizzazione «significa potenziare e migliorare i servizi, non sostituirli - ha precisato Costa - Questa è la visione che abbiamo come ministero e siamo convinti che possiamo finalmente dare risposte più adeguate ai cittadini e avvicinare i servizi ai cittadini».
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A cura di Redazione Farmacista33
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