Giornata salute mentale, Iss: diminuita presa in carico da servizi dedicati. Ripartire dal territorio
Nel corso della pandemia Covid sono diminuite in Italia le persone prese in carico dai servizi dedicati alla salute mentale. Nel 2021 ripresa delle visite da remoto o in modalità mista
Nel corso della pandemia Covid sono diminuite in Italia le persone prese in carico dai servizi dedicati alla salute mentale, da 164 ogni 10 mila residenti nel 2019 si è scesi a 125 nei primi sei mesi del 2021, scese anche le dimissioni dalle strutture residenziali. Crescono invece le visite psichiatriche e psicologiche tra gennaio e giugno 2021 e gli interventi da remoto o in modalità mista che nell'emergenza hanno consentito di mantenere la continuità assistenziale. La fotografia sulla salute mentale in Italia è stata scattata dall'indagine del Centro di riferimento per le scienze comportamentali e la salute mentale dell'ISS, con il supporto del Ministero della Salute, resa disponibile in occasione della Giornata mondiale della salute mentale che ricorre il 10 ottobre. Lo slogan scelto per l'edizione 2022 della Giornata è "Rendere la salute mentale e il benessere di tutti una priorità globale", per sensibilizzare le persone ad avere cura di sé fin dai primi segni di disagio.
I principali risultati dell'indagine conoscitiva
L'indagine ha dato avvio alla costituzione di una rete permanente di Dipartimenti di Salute Mentale (DSM): una rete "sentinella" mirata al monitoraggio tempestivo dei bisogni di salute per aiutare i decisori pubblici nelle scelte di programmazione sanitaria, anche oltre l'emergenza SARS-CoV-2. La ricerca ha coinvolto 37 Dipartimenti di salute mentale (Dsm) di 16 Regioni equamente distribuiti sul territorio italiano e si è articolata nel monitoraggio mensile dei servizi di salute mentale in corso di pandemia SARS-CoV-2. Con un focus su alcuni indicatori di attività dei servizi e sulle loro variazioni nel tempo e nelle diverse aree geografiche, quali: la dotazione e le tipologie di personale, le attività ospedaliere, residenziali e semiresidenziali e le prestazioni dirette alla persona inclusi gli interventi da remoto.
I principali risultati dell'indagine conoscitiva · Diminuiscono gli utenti trattati, confermando un andamento già osservabile in base ai dati del Sistema informativo sulla salute mentale (SISM) a partire dal 2017. In particolare tale prevalenza (per 10.000 residenti maggiorenni) era del 164,5 nel 2019, del 143,4 nel 2020 e cala al 125,4 nel primo semestre del 2021; a questa tendenza, che segnala una diminuzione costante negli ultimi anni nel ricorso delle persone con sofferenza mentale ai servizi, hanno contribuito significativamente la chiusura di alcuni servizi convertiti temporaneamente in reparti Covid-19, nonché la maggiore difficoltà di accesso alle strutture sanitarie durante i picchi dell'epidemia. · Diminuiscono le dimissioni da strutture residenziali, un dato già presente nei dati SISM nel 2020 rispetto al 2019 ma ulteriormente accentuata nei primi sei mesi del 2021; questa riduzione del turnover degli ospiti suggerisce che queste strutture possano funzionare più da "case per la vita" che da tappe di un più articolato itinerario riabilitativo. · Aumentano progressivamente gli interventi da remoto o comunque le modalità ibride di presa in cura, che nell'emergenza hanno consentito di mantenere la continuità assistenziale: l'emergenza ha di fatto legittimato l'impiego della modalità terapeutica a distanza nel campo della salute mentale. Quello della cosiddetta telepsichiatria è un territorio ancora largamente inesplorato che merita grande attenzione attraverso un adeguato monitoraggio degli esiti. · Aumentano, in generale, le visite psichiatriche e psicologiche dal gennaio al giugno 2021, segnalando così la progressiva uscita dei servizi dall'emergenza pandemica.
"La nostra analisi restituisce una fotografia dei Dsm nei primi sei mesi del 2021 alle prese con carenze croniche precedenti il periodo emergenziale, sia in termini di risorse umane che economiche, e di fronte al prevedibile aumento della domanda di cura in seguito all'impatto della pandemia - dichiara Gemma Calamandrei, Direttrice del Centro di riferimento per le scienze comportamentali e la salute mentale dell'ISS -. Proprio da questa indagine muove i primi passi una rete "sentinella" di Dsm che verrà consolidata attraverso la formazione degli operatori nel campo dell'epidemiologia clinica e lo sviluppo di una piattaforma digitale per la raccolta dei dati sul funzionamento dei servizi, che saranno in tal modo maggiormente coinvolti nella definizione e nella valutazione di indicatori di qualità dell'assistenza. Occorre, infatti ripartire dai servizi territoriali per arrivare a una salute mentale di comunità".
La salute mentale nel mondo
Un recente rapporto dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO, 2020) indica che nel mondo soltanto il 30% dei servizi di salute mentale per l'età evolutiva o gli adulti sono stati disponibili senza interruzioni durante i primi mesi della pandemia, e che meno del 40% dei servizi per la salute mentale perinatale hanno funzionato regolarmente. Già prima della pandemia nel 2019 si stimava che una persona su otto nel mondo convivesse con un disturbo mentale. Allo stesso tempo, i servizi, le competenze e i finanziamenti disponibili per la salute mentale continuano a scarseggiare e sono molto al di sotto di quanto necessario, soprattutto nei paesi a reddito medio e basso, sottolinea l'Oms. Le stime calcolano un incremento sia dei disturbi d'ansia che di quelli depressivi di oltre il 25% durante il primo anno della pandemia.
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A cura di Simona Zazzetta
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