Carenza di personale: incrementato fabbisogno formativo di farmacisti. Trend e stime del settore
Nello schema di Accordo per la determinazione del fabbisogno per l'anno accademico 2023/2024 proposto dal Ministero: per Farmacia l'indicazione è di 920 unità
Cresce in tutti i comparti della sanità il fabbisogno formativo relativo ai professionisti della salute, farmacisti inclusi. I nuovi numeri sono contenuti nello schema di Accordo per la determinazione del fabbisogno per l'anno accademico 2023/2024 proposto dal Ministero e su cui dovranno esprimersi le Regioni, con il successivo esame della Conferenza Stato Regioni. Per Farmacia l'indicazione è di 920 unità, confermando la crescita sancita già l'anno scorso, dove era stata data l'indicazione di 600 unità.
Fabbisogno formativo, cresce la richiesta di farmacisti
Il documento fa riferimento ai lavori del tavolo ministeriale sul fabbisogno formativo, che vede coinvolte anche le Federazioni degli ordini, e basa le stime per l'anno accademico 2023/2024 "sulla previsione di domanda e di offerta a livello regionale e nazionale di professionisti sanitari. Il principio generale adottato nella determinazione delle unità è stato il pieno accoglimento dei fabbisogni espressi dalle Regioni, prevedendo inoltre una rimodulazione in aumento delle stime per alcune professioni, tra cui infermiere, ostetrica", ecc. Per quanto riguarda i farmacisti è stato preso a riferimento "il dato di fabbisogno comunicato dalla Federazione degli ordini, pari cioè a 920 unità, che costituisce una stima condivisibile al fine di evitare un futuro esubero di professionisti, dato l'elevato numero di professionisti formatosi negli ultimi anni e quello degli iscritti ai corsi di laurea". Nel dettaglio, in merito ai farmacisti, il fenomeno più volte segnalato, in modo particolare a partire dalla fase pandemica, è quello di una carenza di personale che vede molte farmacie del territorio lamentare una difficoltà nel reperire personale, ma in precedenza il settore ha conosciuto un trend opposto, con un dato sulla disoccupazione che, per quanto inferiore rispetto agli altri comparti, era presente. Solo cinque anni fa, per esempio, la preoccupazione era rivolta alla crescita del numero di farmacisti che ogni anno usciva dalle università, passato da circa 1.600 unità del 2008, anno in cui c'era un maggiore equilibrio tra entrate e fabbisogno reale - e anzi, anche allora i farmacisti mancavano -, agli oltre 4mila del 2017. In particolare, a essere segnalato era il gap tra laureati e fabbisogno reale - quest'ultimo è stato stimato nel 2017-18 intorno ai 1300 farmacisti.
I trend storici della professione e la carenza di organico
I dati attuali - in fase di aggiornamento - sui laureati sono quelli del Rapporto 2022 di Almalaurea - il cui anno di indagine è il 2021: in relazione alla classe di laurea Farmacia e Farmacia industriale (LM-13, 14/S), è emersa la conferma di un lieve calo nel numero di laureati, che ammontano, nel 2020, a 4.467 unità, mentre nel 2018 erano 5.095 e nel 2016 5.418. Ma la situazione attuale, come detto, vede una carenza di organico che ha ragioni in buona parte differenti rispetto al passato. Come segnalato da molti farmacisti e dalle stesse associazioni - di recente il Conasfa - il cambiamento di ruolo della farmacia e del farmacista durante la pandemia, l'aumento dei servizi alla popolazione hanno fatto crescere la domanda di farmacisti dalle farmacie, ma, dall'altro, c'è anche quella che è stata definita una "crisi professionale". Il fenomeno delle Great Resignation, legato soprattutto alla fase pandemica, viene ancora evidenziato in diversi comparti, e tra i farmacisti, aveva raccontato di recente Angela Noferi, presidente Conasfa, "rileviamo criticità che stanno interessando i farmacisti dipendenti di tutte le generazioni, giovani inclusi. Il rischio è quello di un abbandono della professione verso altre alternative". C'è di fondo "un senso di fatica", l'esigenza di un "maggiore riconoscimento e tutela delle nuove mansioni", una "retribuzione avvertita come non adeguatamente rispondente" al reale costo della vita e alla professionalità espressa, "l'esigenza di una maggiore conciliazione vita famigliare e lavoro". Fattori che "sarebbe importante affrontare insieme, tra tutte le componenti della categoria". Intanto, a scorrere gli annunci di ricerca di personale e le dichiarazioni di alcuni presidenti di Ordini sembra essere confermata ancora una domanda che fatica a trovare risposta.
Un confronto con le altre professioni sanitarie
La situazione di carenza di personale è forte anche in altri comparti della sanità e l'allarme è presente in modo particolare per medici e infermieri. Tornando al documento sul fabbisogno proposto dal Ministero, va segnalato il dato relativo ai laureati magistrali a ciclo unico per Medicina, Veterinaria e Odontoiatria: la richiesta è di 20.916 - a fronte dei 19.307 posti dell'anno scorso - di cui 18.133 per medico chirurgo (erano 16.354 nel 2022). Per quanto riguarda la professione di infermiere "in considerazione dell'aumento significativo di domanda di tali professionisti negli ultimi anni, destinata a crescere ulteriormente in futuro nell'ambito del quadro normativo ed organizzativo che si sta delineando al fine di rispondere alle future necessità assistenziali, con particolare riguardo all'assistenza territoriale, nonché dell'aumento del numero dei pensionamenti previsti per i prossimi anni nel Ssn", la stima proposta da regioni è stata rimodulata al rialzo. In particolare, per l'area infermieristica la richiesta dal ministero di posti è di 34.762 (vs 31.640 del 2022) con la maggior parte indirizzata alla formazione di base per infermiere (26.899) e 6.414 per la formazione magistrale di area infermieristica ed ostetrica.
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