farmacisti
12 Marzo 2024 In occasione della terza edizione della Giornata dedicata contro la violenza nei confronti degli operatori che ricorre il 12 marzo, arrivano i dati dell’Osservatorio del Ministero e della survey relativa ai farmacisti
Violenze fisiche, aggressioni verbali, danni contro la proprietà: sono oltre 16mila le segnalazioni di aggressioni in ambito sanitario, con 18mila operatori sanitari coinvolti. I dati arrivano dal primo monitoraggio dell’Osservatorio istituito in seno al Ministero della salute per contrastare e prevenire il fenomeno e sono stati presentati oggi, in occasione della terza edizione della Giornata dedicata. Per quanto riguarda i farmacisti, sono oltre 1000 a dichiarare di aver subito una aggressione: spesso si tratta di episodi legati alla relazione con il paziente, anche se talvolta si inquadrano all’interno di atti criminosi, come rapine.
Aggressioni, minacce e danni: il quadro degli episodi segnalati dai farmacisti
«La violenza ai danni degli operatori sanitari sta assumendo dimensioni sempre più allarmanti in tutti i comparti della sanità e si registra con preoccupante frequenza anche nei confronti dei farmacisti, mentre esercitano la professione al servizio dei cittadini, sia negli ospedali che sul territorio» ha detto Andrea Mandelli, presidente Fofi, nel fare il punto del comparto, presentando i risultati della survey relativa ai farmacisti, predisposta dalla FOFI sulla base delle indicazioni fornite dal Ministero della salute, all’interno dei lavori dell’Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni Sanitarie e socio-sanitarie. «Il 45% dei 2.276 farmacisti che hanno risposto al questionario ha dichiarato di aver subito aggressioni nell’ultimo anno, anche ripetutamente. L’89% dei casi di violenza è stato registrato ai danni dei professionisti che svolgono la loro attività sul territorio. Tra gli episodi più frequenti sono state registrate aggressioni, fisiche e verbali, minacce e un importante numero di reati contro il patrimonio - più di 600 segnalazioni -, spesso accompagnati da condotte violente. Oltre 1000 episodi hanno riguardato aggressioni di tipo verbale, che si sono ripetute anche più volte nella stessa giornata». A essere sottolineato poi è che «la maggior parte delle segnalazioni è riconducibile a episodi di violenza verbale dovuti a intemperanze dei pazienti, per lo più derivanti dalla mancata dispensazione di un farmaco in assenza di ricetta medica o dalla carenza temporanea del medicinale richiesto. A ciò si aggiungono atti di natura criminosa, come i furti e le rapine perpetrate ai danni di farmacie e parafarmacie da parte di malviventi che agiscono anche in pieno giorno, mettendo a rischio l’incolumità di tutta la comunità». Il contrasto a questi fenomeni «richiede un impegno costante e condiviso» e «siamo al lavoro per mettere a punto misure», ma un «aspetto importante riguarda la prevenzione: la denuncia degli episodi di violenza, necessaria per consentire un attento monitoraggio dei casi e un intervento appropriato a tutela della sicurezza degli operatori, va incoraggiata».
18mila operatori sanitari coinvolti. Non emerge criticità su festivi e orari notturni
In generale, nell’ambito della sanità, risultano oltre 16mila segnalazioni di aggressioni e 18mila operatori sanitari coinvolti. I dati fanno riferimento al 2023 e sono stati elaborati dall’Onseps, che nel corso dell’anno ha strutturato la raccolta in maniera più omogenea e rappresentabile, analizzando le segnalazioni volontarie dei professionisti attraverso diverse fonti - Centri regionali per la gestione del rischio sanitario, Inail, Simes, survey delle Federazione degli ordini che hanno permesso di intercettare anche i liberi professionisti, i Mmg, ecc. A emergere, comunque, è che sono soprattutto le donne a essere state interessate dal fenomeno, rappresentando il 64% delle segnalazioni (fonte Crgrs). Il dato, va rilevato, è “in linea con la struttura di genere del personale del SSN, dove oltre il 65% degli operatori è donna. Per quanto riguarda le fasce d’età, le più colpite sono quelle comprese tra i 30-39 anni, con poco meno di 4mila segnalazioni, e quella tra i 50-59. I professionisti maggiormente coinvolti risultano essere gli infermieri - ma anche in questo caso il dato va inquadrato nel fatto che rappresentano la professione più numerosa -, seguiti da medici e operatori socio-sanitari. I setting nei quali avvengono più spesso le aggressioni e quindi più a rischio, in ambito ospedaliero, coerentemente con la letteratura, sono risultati essere i Pronto Soccorso, le Aree di degenza e i servizi di psichiatria, mentre in ambito territoriale i luoghi considerati più a rischio sono ambulatori e servizi psichiatrici/Rems.
Interessanti i dati relativi a fasce orarie e giorni (feriale/festivo) in cui avvengono per lo più gli episodi: l’83% delle aggressioni vengono segnalate durante i giorni feriali; nel 40% dei casi avvengono di mattina, nel 38% di pomeriggio, mentre nel 22% di sera o di notte. Non viene rilevato pertanto un maggior rischio di aggressione durante le giornate o gli orari in cui le strutture potrebbero potenzialmente essere sotto-organico. A compiere l’aggressione sono, nella stragrande maggioranza dei casi, 69%, i pazienti, nel 28% parenti, caregivers o conoscenti. Molto meno frequente il caso dell’estraneo. Per la prima volta sono state considerate su scala nazionale anche le aggressioni alla proprietà (6%) e verbali: queste ultime in particolare rappresentano il 68% degli episodi segnalati, mentre a sfociare in violenza fisica sono il 26%.
A compiere le aggressioni sono soprattutto pazienti/caregiver: la conferma a livello regionale
A livello regionale, ad avere un sistema rodato nel tempo e particolarmente strutturato è l’Emilia Romagna: da una prima analisi dei dati regionali del 2023 si rileva che gli episodi di violenza sono stati complessivamente 2.401 e hanno riguardato nel 90,3% le strutture pubbliche e nel 9,7% dei casi le strutture private; le donne risultano essere maggiormente esposte a questo tipo di episodi (nel 72,12%), così come la fascia d’età più coinvolta è quella di 30-39 anni (30,93%); gli operatori sanitari aggrediti sono stati in totale 2743, più frequentemente gli infermieri (65%) e a seguire i medici (12,15%) e gli operatori socio- sanitari (11,20%); i farmacisti sono stati interessati da 12 segnalazioni. La maggior parte degli episodi sono avvenuti nei giorni feriali (87,49%) e durante l’orario mattutino (40,98%); i setting assistenziali in cui avvengono più frequentemente gli episodi sono quelli ospedalieri di Pronto Soccorso (31,71%), delle Aree di degenza (33,03%) e del Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura (15,33%); le tipologie di aggressione più numerose sono quelle verbali (65,44%), fisiche (32,7%) e contro la proprietà (8,89%); la tipologia degli aggressori sono utenti/pazienti (71,13%), familiari/care-giver (26,65%) e persone estranee (2,22%).
Le misure di contrasto allo studio: formazione e comunicazione al centro
«L’attenzione sul fenomeno delle aggressioni verso il personale sanitario è molto alta» ha detto il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, che ieri ha trasmesso la Relazione dell'ONSEPS alle Camere. Diverse sono le misure che sono state prese nel corso dell’anno scorso a partire dalle norme relative al «potenziamento dei presidi polizia all’interno delle strutture, all’inasprimento delle pene per gli aggressori e all’introduzione della procedibilità d’ufficio», che, come emerso nel corso degli interventi, richiede ora una messa a terra perché sia resa operativa. Tra gli obiettivi per il 2024, a ogni modo, c’è quello di «potenziare le attività di prevenzione», anche in termini di strategie all’interno delle aziende, sanitarie e non, «aggiornare le raccomandazioni ministeriali, accrescere la formazione degli operatori, lavorare sulla sensibilizzazione dei cittadini, ma anche sulla comunicazione tra attori della sanità e pazienti». In merito alla formazione, una delle proposte avanzate è di far rientrare la tematica tra quelle di interesse nazionale deliberate dalla Commissione Ecm, con due livelli di specializzazione: quella base, destinata a tutti gli operatori sanitari, e una più specifica per la gestione delle situazioni assistenziali più complesse.
Da Marcello Gemmato, sottosegretario alla salute, è stata anche evidenziata la necessità di potenziare l’assistenza territoriale, dando corpo alle previsioni del Pnrr, in modo da creare un filtro ed evitare che codici bianchi e verdi intasino i pronto soccorsi.
Si punta poi anche ad arrivare a un sistema informativo nazionale, per la rilevazione dei dati, e a quantificare i costi economici – in termini di costi sociali, perdita di produttività, ricadute sul servizio assistenziale – inerenti le aggressioni.
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