sanità
19 Settembre 2024Per fronteggiare il fenomeno delle aggressioni al personale sanitario è necessario rafforzare le misure preventive, tra cui la predisposizione, anche attraverso i lavori dell’Osservatorio, di standard minimi dei contenuti dei corsi di formazione. Clima di paura peggiora la carenza di personale
Per fronteggiare il fenomeno delle aggressioni al personale sanitario, che ha visto un crescendo nell’ultimo periodo e forti proteste da parte degli operatori sanitari, accanto alle misure deterrenti - già adottate o in via di definizione - è necessario rafforzare quelle preventive, tra cui la predisposizione, anche attraverso i lavori dell’Osservatorio, di standard minimi dei contenuti dei corsi di formazione. È questo uno degli aspetti messi in luce dal Ministro della Salute, Orazio Schillaci, che ha risposto a una interrogazione di Alice Buonguerrieri (FdI) nel corso del question time di ieri alla Camera.
Il contrasto alle aggressioni al personale sanitario «è una tematica di grande rilevanza e presenta aspetti di criticità» è la risposta del Ministro. Al momento, «abbiamo avviato e sviluppato un progetto organico di contrasto, prevedendo la possibilità, da parte del questore, di costituire posti fissi della Polizia di Stato presso le strutture ospedaliere pubbliche e private accreditate. Sulla base di questo, i posti di Polizia, nell'ultimo anno, sono aumentati da 120 a 196 e il numero dei poliziotti negli ospedali è aumentato da 299 a 432. Inoltre, ricordo che il delitto di lesioni nei confronti dei professionisti sanitari è stato reso procedibile d'ufficio, indipendentemente dalla volontà della vittima di sporgere denuncia».
D’altra parte, «i recenti fatti di cronaca, con una recrudescenza delle aggressioni, soprattutto in quelli che consideriamo i posti di frontiera (i pronto soccorso), hanno indotto il Ministero a proporre ulteriori, urgenti misure normative. In particolare, l'ultima riunione si è tenuta proprio l’altro ieri a Palazzo Chigi con i Ministri della Giustizia e dell'Interno e con la Presidenza del Consiglio dei ministri. Stiamo mettendo a punto un intervento normativo d'urgenza che inserisca i delitti di lesione e ogni atto di violenza nei confronti dei sanitari tra quelli che l'articolo 380 del codice di procedura penale contempla - anche a prescindere dalla pena edittale - come quelli che giustificano l'arresto obbligatorio in flagranza di reato, con atti di violenza morale e materiale nei confronti del personale sanitario». Nello specifico, si utilizzerebbe «il modello già contemplato dal codice per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica, ossia ipotizzando anche la flagranza differita o prolungata. Inoltre, per garantire l'ordine e la sicurezza negli ospedali, stiamo vagliando la possibilità di prevedere misure per filtrare l'accesso dei visitatori e incrementare i sistemi di videosorveglianza».
Ma, continua il Ministro, «accanto alle misure deterrenti e repressive, ritengo importante ricordare tutto ciò che per prevenzione è proposto nell'ambito dei lavori dell'Osservatorio nazionale della sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie. Attualmente, l'Osservatorio, ricostituito nel dicembre 2023, sta espletando un'attività di studio e di approfondimento per ammodernare le raccomandazioni», nello specifico la Raccomandazione n. 8, emanata nel 2007 dal Ministero della salute, «e predisporre di standard minimi dei contenuti dei corsi di formazione rivolti a tutti gli operatori del settore sanitario, nonché la previsione di campagne di comunicazione, per sensibilizzare la popolazione, come strumento che riteniamo particolarmente efficace per ristabilire il rapporto fiduciario tra pazienti e sanitari».
All’Osservatorio partecipano le rappresentanze degli ordini professionali, tra cui anche Federazione degli ordini di farmacisti (Fofi) che nell’ambito dei lavori aveva presentato una prima survey riferita al 2023 e in corso di aggiornamento condotta all’interno della categoria. Secondo quanto era stato sottolineato, «il 45% dei 2.276 farmacisti che hanno risposto al questionario ha dichiarato di aver subito aggressioni nel 2023, anche ripetutamente. L’89% dei casi di violenza è stato registrato ai danni dei professionisti che svolgono la loro attività sul territorio. Tra gli episodi più frequenti sono state registrate aggressioni, fisiche e verbali, minacce e un importante numero di reati contro il patrimonio - più di 600 segnalazioni -, spesso accompagnati da condotte violente. Oltre 1000 episodi hanno riguardato aggressioni di tipo verbale, che si sono ripetute anche più volte nella stessa giornata. A essere sottolineato poi è che la maggior parte delle segnalazioni è riconducibile a episodi di violenza verbale dovuti a intemperanze dei pazienti, per lo più derivanti dalla mancata dispensazione di un farmaco in assenza di ricetta medica o dalla carenza temporanea del medicinale richiesto. A ciò si aggiungono atti di natura criminosa, come i furti e le rapine perpetrate ai danni di farmacie e parafarmacie da parte di malviventi che agiscono anche in pieno giorno».
Negli altri setting assistenziali, sempre secondo i dati dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza delle professioni sanitarie e sociosanitarie, sono state oltre 16mila, nel 2023, le segnalazioni di episodi di violenza contro sanitari e 18mila gli operatori coinvolti. Le aggressioni alla proprietà rappresentano il 6% e quelle verbali il 68% degli episodi segnalati, mentre a sfociare in violenza fisica sono il 26%. A compiere l’atto sono, nella stragrande maggioranza dei casi, 69%, i pazienti, nel 28% parenti, caregiver o conoscenti.
L’ambito ospedaliero e ambulatoriale, proprio in questo ultimo periodo, ha visto un susseguirsi di aggressioni, che ha spinto le rappresentanze del mondo medico e infermieristico a denunce e proteste. «Non c’è un reparto, uno studio o un ambulatorio nel quale un medico possa sentirsi al sicuro» ha detto ieri Silvestro Scotti, segretario generale Fimmg, in merito ai due casi che hanno riguardato Mmg verificatesi a distanza di 24 ore l’uno dall’altro. «Le aggressioni non riguardano una branca, uno specifico setting assistenziale, sono dilaganti, perché è dilagante la deriva culturale che investe ormai tutto il Paese. Ma le aggressioni vanno fermate subito». Dalla Fimmg è partito «un richiamo a tutti i livelli, coinvolgendo la politica, le famiglie, la scuola e anche chi fa comunicazione. Se la medicina generale, e tutti i medici, sono il “nemico” è chiaro che chiunque può sentirsi legittimato ad aggredire. Sono in contatto con i principali Sindacati Medici e nei prossimi giorni dovremmo decidere per un’azione esemplare che faccia riflettere seriamente media, politica e cittadini. Serve che ci sia rispetto per chi lavora per lo Stato».
«Chiediamo al Governo una risposta forte ed esemplare per garantire sicurezza e serenità ai medici e a tutti i professionisti sanitari. In assenza, siamo pronti a scendere in piazza e a manifestare» è la posizione che ha espresso Filippo Anelli, presidente Fnomceo, dopo gli ultimi fatti di Pescara. «Il diritto che i professionisti della salute garantiscono non può essere disgiunto dal diritto alla sicurezza. Senza sicurezza, difficilmente l’assistenza potrà essere garantita con la massima efficienza. Tutti abbiamo più volte richiamato la necessità di aumentare l’attrattività del Servizio sanitario nazionale nei confronti dei professionisti della salute. Questi episodi che alimentano la paura e l’angoscia, al contrario, spingeranno sempre più i professionisti ad abbandonare il Servizio sanitario nazionale. L’effetto sarà la compromissione non solo della qualità e dell’universalità dell’assistenza ma anche della stabilità sociale, così importante in questo momento storico. Tutte le professioni sanitarie in questi giorni si interrogheranno per assumere le opportune iniziative».
Da parte della Federazione veterinari, medici e dirigenti sanitari è stato anche sottolineato come la risposta non può essere quella di «militarizzare la sanità». Il fenomeno delle aggressioni è «solo la punta dell’iceberg». Sotto «c’è un sordo malcontento e un disagio sempre più grave perché non avere risposte quando la salute dei nostri cari è compromessa mette in moto reazioni imprevedibili, anche su vasta scala»; sotto c’è una «sanità pubblica sotto finanziata, con una enorme carenza di personale, disorganizzata e demotivata», ci sono «strutture ospedaliere e Pronti soccorso che sono l’unico porto dove si rifugia chi non può pagarsi una sanità privata». E «su questo disagio si deve saldare l’alleanza razionale e costruttiva tra tutte le forze e tutte le rappresentanze di chi la sanità la chiede e di chi la sanità la produce ogni giorno».
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