contratto lavoro
24 Giugno 2025A Ravenna circa 200 farmacisti hanno manifestato per chiedere il rinnovo del contratto di lavoro e una proposta economica più in linea con le loro richieste. Presente anche l'Ordine che auspica al più presto la ripresa del tavolo nazionale

Ai circa 200 farmacisti presenti al presidio davanti alla sede di Federfarma Ravenna presenti anche i rappresentanti provinciali dell’Ordine professionale che auspicano “al più presto la ripresa del tavolo nazionale” per il rinnovo del Ccnl e che sia “di tipo sanitario e non commerciale. Serve un riconoscimento adeguato". I manifestanti hanno ribadito il loro no netto alla proposta di aumento portata al tavolo da parte datoriale: “Un aumento da 120 euro lordi su tre anni, corrisponde a circa 69 centesimi all’ora. Inaccettabile".
Il presidio dei farmacisti del 23 giugno era stato indetto da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil nelle scorse settimane nell’ambito di una più ampia mobilitazione volta a riaprire il tavolo delle trattative. Ampia l’adesione: circa 200 i manifestanti in camice bianco. Al loro fianco anche una delegazione dell'Ordine dei Farmacisti di Ravenna. Domenico Dal Re e il suo vice Francesco Violani.
"Come Ordine auspichiamo al più presto la ripresa del tavolo nazionale – è il commenta di Dal Re riportato dalla cronaca locale – perché è innegabile che la farmacia abbia acquisito nuove competenze qualificanti. Un risultato che abbiamo ottenuto grazie ai collaboratori che vi lavorano e che hanno competenze molto diverse anche solo rispetto a prima del Covid. Ormai la farmacia è un servizio sanitario a tutti gli effetti, dove si fanno elettrocardiogrammi e iniezioni; per questo è necessario un contratto di tipo sanitario e non commerciale. Serve un riconoscimento adeguato".
“Il tavolo nazionale non ha avuto gli esiti sperati: si chiedeva un aumento che tenesse conto dell’inflazione e della crescente responsabilità dei farmacisti, ma la risposta è stata inadeguata. Per questo siamo qui – spiega Claudio Iasevoli di Fisascat Cisl.
"Le farmacie – aggiunge Isabella Ciotti di Uil – sono il primo presidio che il cittadino incontra quando ha bisogno di un consiglio, di un consulto. Un aumento di quest’entità non è accettabile per la dignità e la tutela dei lavoratori, che negli ultimi anni hanno visto crescere le loro mansioni. Ora si trovano a fare elettrocardiogrammi, tamponi e così via. Siamo qui per farci vedere e dare dignità al lavoro".
"La proposta di Federfarma non è solo inadeguata ma quasi offensiva – commenta Tecla Andreola di Filcams Cgil ‐. Bisogna considerare che si sta sviluppando la farmacia dei servizi, che richiede più formazione e più impegno. È incredibile come le associazioni datoriali non siano disposte a trattare né a livello economico né a livello di valorizzazione della professione. Per questo ci saranno presidi territoriali in tutte le province".
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