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16 Ottobre 2025I farmacisti tornano a scioperare per il mancato rinnovo del contratto nazionale: in Sardegna mercoledì 15 ottobre i sindacati regionali di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil hanno organizzato sciopero e manifestazione a Cagliari sotto il Consiglio regionale della Sardegna

Sciopero dei farmacisti in Sardegna, per il mancato rinnovo del contratto nazionale e contro la scelta di Federfarma "che ha interrotto unilateralmente le trattative per il rinnovo del contratto", sottolineano i sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil Sardegna che hanno organizzato la mobilitazione. “Svolgiamo un servizio essenziale, ma guadagniamo meno di un commesso” è il messaggio lanciato dai 200 farmacisti che nella mattina del 15 ottobre si sono concentrati sotto il palazzo del Consiglio regionale a Cagliari dove sono stati poi ricevuti dal presidente del Consiglio regionale e dai capigruppo.
“I lavoratori e le lavoratrici che garantiscono un servizio sempre più impegnativo non possono essere trattati con arroganza e irresponsabilità”, denunciano congiuntamente i segretari regionali Nella Milazzo (Filcams), Monica Porcedda (Fisascat) e Cristiano Ardau (Uiltucs). - Non chiediamo la luna, ma un aumento di stipendio, un riconoscimento minimo, non certo un privilegio – spiegano i sindacalisti –. Negare questo significa sminuire professionalità e competenze di migliaia di lavoratori”.
I sindacalisti ribadiscono che con l’introduzione di nuovi servizi il ruolo dei farmacisti si è ampliato notevolmente e oggi si occupano di somministrazione di vaccini e tamponi, di esami, di farmacovigilanza e offrono un supporto costante ai pazienti che ogni giorno si rivolgono alle farmacie. Nonostante questo aumento delle responsabilità e le difficoltà legate al contesto economico segnato dall’inflazione, Federfarma continua a rifiutare un miglioramento delle condizioni economiche e contrattuali e, sottolineano i rappresentanti sindacali, l’atteggiamento dell’associazione datoriale rischia di compromettere il futuro del settore, già in crisi per la difficoltà nel reperire personale qualificato, dovuta anche alla scarsa attrattività della professione.
“Per invertire questa tendenza è indispensabile rinnovare il contratto, valorizzando le professionalità e garantendo un salario adeguato”, ribadiscono i segretari Milazzo, Porcedda e Ardau
“Dopo i miseri 80 euro di tre anni fa, ora la proposta di aumento è di appena 180 euro proposti da Federfarma, a dispetto della richiesta di sindacati di 360, è inaccettabile - sottolinea Cristiano Ardau, Uiltucs ai microfoni del Tg3 regionale. - Oggi i farmacisti hanno tantissime responsabilità e svolgono moltissime attività e servizi in più e lo stipendio è più basso di quello di un commesso di un supermercato".
"Sono anni che il nostro contratto non viene rinnovato, ci hanno offerto una miseria di aumento, 180 euro, facendo un conto sono pochi centesimi di retribuzione oraria e questo non va bene. Il nostro contratto per le nostre 40 ore è davvero una miseria, va dai 1.350 ai 1.450 euro al mese, io ho due bimbi e così è difficile – commenta un farmacista intervistato dalla Rai. - Noi chiediamo semplicemente il riconoscimento delle nostre responsabilità, per tutto quello che facciamo tutti i giorni, uno stipendio giusto ed equo per quello che facciamo e per tutti i servizi che ogni mese si aggiungono ai nostri compiti".
Una delegazione è stata poi ricevuta dal presidente del Consiglio regionale Piero Comandini e dai capigruppo, anche se la vertenza del contratto è nazionale: "Sono rivendicazioni sacrosante e la cui risoluzione spetta ovviamente al governo - spiega Francesco Agus, capogruppo Progressisti -. Auspichiamo la risoluzione della vertenza il prima possibile ma è necessario che anche la Regione faccia la sua parte perché negli anni si sono moltiplicati, come in altre regioni, gli accordi tra Regione Sardegna e Federfarma, sia per la distribuzione dei farmaci, per la vaccinazione e per tutta una serie di altre incombenze".
Per Agus "le farmacie, stanno soffrendo anche per la carenza strutturale di medicina generale nel territorio, ma che in ultima analisi si scaricano sui lavoratori. Questo può essere corretto attraverso delle azioni che la Regione può mettere in campo e su cui oggi abbiamo iniziato a ragionare".
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