Servizi aggiuntivi in farmacia. Le criticità per i farmacisti collaboratori: il punto da un’indagine
Nuovi servizi hanno trovato sviluppo nell'ambito della farmacia di comunità, qual è il percepito da parte dei farmacisti collaboratori? Quali le criticità segnalate? Una survey fa il punto
Prelievo di sangue capillare, prelievo di campione biologico, somministrazioni di vaccini, telemedicina: sono i nuovi servizi - fondamentali per il rilancio di un'assistenza di prossimità - che hanno trovato sviluppo nell'ambito della farmacia di comunità. Ma quanto sono pronti i farmacisti ad attivarsi ulteriormente in questi ambiti? Quale è il percepito da parte dei collaboratori, che già li fanno, in merito a riconoscimento economico e qualificazione professionale? Quali sono le esigenze messe in luce, anche in riferimento a tempi e modalità di formazione e aggiornamento? Sono questi alcuni dei punti toccati da una Survey online elaborata dal Conasfa con la collaborazione del Center for Generative Communication dell'Università di Firenze all'interno di un progetto dedicato al rilancio della professionalità del farmacista nella sanità territoriale.
Da Survey online su farmacisti emergono nuove mansioni
Diversi sono gli aspetti indagati nel questionario - rilanciato in una nota di ieri, elaborato e presentato da Giulia Galleri a FarmacistaPiù -, a cui hanno risposto farmacisti, in gran parte collaboratori, in una timeline di 15 giorni, e un primo aspetto a emergere è l'impatto sulla professione della pandemia. Il 72,5% dei rispondenti ha dichiarato di aver svolto mansioni al di là quello che è il ruolo di farmacista, offrendo ai pazienti un'assistenza a tutto tondo, laddove mancavano altri punti di riferimento sanitari sul territorio. Il rapporto di fiducia reciproca con i pazienti ne ha beneficiato - ne è convinto il 95,2% del campione - e a essere rilevato nel 91,4% dei casi è che il profilo professionale abbia subito cambiamenti rilevanti durante l'emergenza sanitaria. Nel dettaglio, ai farmacisti è stato chiesto quali sono le attività attualmente svolte che in precedenza non venivano eseguite: al primo posto, dal 95,9% dei rispondenti, è stata indicata la stampa del Green Pass, seguita dalla stampa della ricetta dematerializzata (72,9%). I tamponi rapidi - che rientrano nelle attività di contact tracing - sono stati riferiti dal 57,3% del campione, le somministrazioni di vaccini - sia anti Covid-19 sia anti influenzali - dal 21,9% e dal 15% i test sierologici.
Tra le criticità per ulteriori sviluppi remunerazione, formazione e linee guida
L'indagine ha voluto poi rilevare se a fronte della nuova mansione svolta fosse percepita una remunerazione aggiuntiva: a rispondere di sì è l'8% dei farmacisti e no il 91,7%. Un focus poi è dedicato anche alle attività di telemedicina su cui a livello Paese si sta puntando e su cui le farmacie saranno via via più coinvolte. Ad affermare di aver svolto o attivato prestazioni di Telemedicina prima della pandemia è il 42,9% e in particolare i servizi hanno riguardato Elettrocardiogramma, Holter pressorio, Holter cardiaco. Mentre per quanto riguarda il futuro, da una serie di domande profilate sulla figura del collaboratore e sul titolare/direttore, emerge una forte propensione ad attivarsi in questo ambito. In particolare, per quanto riguarda i dipendenti/collaboratori l'80% del campione si ritiene disposto a sviluppare attività di telemedicina nella Farmacia in cui lavora e nel 74,7% dei casi ritiene che i titolari/direttori sarebbero favorevoli ad impegnarsi nello sviluppo di questi nuovi servizi. Un dato parallelo emerge per titolari e direttori: a dirsi pronto è il 90% dei rispondenti, che ritiene che i collaboratori sarebbero favorevoli ad impegnarsi in questa attività. Ma interessanti sono poi le criticità che vengono rilevate per un maggior sviluppo dei servizi di telemedicina. Per entrambe le categorie indagate c'è un tema di remunerazione aggiuntiva indicato nell'80% dei casi da parte di titolari e direttori e nel 69,5% dei collaboratori. Per questi ultimi, al primo posto viene indicato (75,8%) un mancato riconoscimento qualitativo come professionisti sanitari e al secondo (70,5%) la mancanza di una formazione specifica. A essere rilevata poi è la mancanza di tempo per aggiornarsi in relazione alle ore lavorative. Il tema della formazione è sentito da tutti e per titolari e direttori viene indicata anche la mancanza di linee guida e il costo dei device (60%).
Serve anche riconoscimento come professionisti sanitari
«Dalla analisi dei risultati» è la conclusione del Conasfa, riportata anche in una nota di ieri, «eÌ emerso come i farmacisti territoriali, sulle orme di quanto sperimentato durante i mesi più duri della pandemia, si dichiarino pronti ad implementare le proprie competenze e conoscenze verso lo sviluppo di servizi di Telemedicina, quale strumento complementare di accesso alle cure e presa in carico del paziente cronico. Tuttavia, per adempiere con appropriatezza ed efficienza quali garanti nello sviluppo dei nuovi servizi digitali in Farmacia, richiedono ai decisori politici di essere opportunamente formati, di essere incentivati per i servizi aggiuntivi da svolgere, di essere riconosciuti quali professionisti sanitari. Questo progetto che abbiamo avviato - di cui il questionario fa parte e che si basa sulla volontà di riportare i farmacisti territoriali al centro della riorganizzazione della Medicina di prossimità, attraverso lo sviluppo di una assistenza territoriale, con l'utilizzo del digitale -, già in questa sua fase iniziale, dimostra come l'evoluzione della professione non possa prescindere da due aspetti fondamentali: un costruttivo dibattito interno all'intera categoria dei farmacisti e un confronto diretto con le istituzioni. Per questo, insistiamo sulla sinergia tra tutti gli attori del sistema come strumento vincente».
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A cura di Redazione Farmacista33
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