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27 Novembre 2024Nell’anno in corso sono aumentati i casi di povertà sanitaria (+8,43% rispetto al 2023). Presentato il libro di Banco Farmaceutico che analizza le disuguaglianze e il ruolo del Terzo settore
Nel 2024, 463.176 persone, tra cui 102.000 minori, si sono trovate in condizioni di povertà sanitaria. Ciò significa che 7 residenti su 1.000 hanno dovuto chiedere aiuto a una delle 2.011 realtà assistenziali convenzionate con Banco Farmaceutico per ricevere gratuitamente farmaci e cure che, altrimenti, non avrebbero potuto permettersi. Rispetto alle 427.177 del 2023, c’è stato un aumento del 8,43%. Lo rivela il nuovo rapporto dell’Osservatorio sulla Povertà Sanitaria, presentato oggi alla Camera dei Deputati.
Per il settimo anno consecutivo, la spesa farmaceutica sostenuta dalle famiglie aumenta, mentre la quota a carico del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) diminuisce. Nel 2023 (ultimi dati Aifa) la spesa complessiva delle famiglie è pari a 23,64 miliardi di euro, ovvero 1,11 miliardi in più (+3%) rispetto al 2022 (quando la spesa era 22,535 miliardi). Tuttavia, solo 12,99 miliardi di euro (55%) sono a carico del Ssn (erano 12,61 nel 2022, pari al 56%). Restano 10,650 miliardi (45%) pagati interamente dalle famiglie (erano 9,91 nel 2022, pari al 44%).
Rispetto all’anno precedente, le famiglie hanno pagato di tasca propria 731 milioni di euro in più (+7,4%). In 7 anni (2017-2023), la spesa farmaceutica a carico delle famiglie è cresciuta di 2,576 miliardi di euro (+31,9%). La quota a proprio carico riguarda tutte le famiglie, anche quelle povere, che devono pagare interamente il costo dei farmaci da banco a cui si aggiunge (salvo esenzioni) il costo dei ticket.
È quanto emerge dai nuovi dati sulla povertà sanitaria presentati mercoledì 27 novembre alla Camera dei Deputati dall’Osservatorio sulla Povertà Sanitaria, organo scientifico del Banco Farmaceutico.
Le persone in condizioni di povertà sanitaria sono prevalentemente uomini (54% del campione, contro il 46% delle donne) e persone in età adulta (18-64 anni, 58%). Resta significativa la quota di minori, che sono 102.000 (22%), più degli anziani che corrispondono al 19% (88.000 unità). Sostanzialmente identica è la quota dei cittadini italiani (49%, pari a 225.594 unità) e di quelli stranieri (51%, pari a 237.583 unità). Considerando le condizioni di salute, i malati acuti (65%) superano in misura consistente i malati cronici (35%).
Le difficoltà riguardano anche le famiglie non povere. I dati più recenti di Istat rilevano che, complessivamente, 4 milioni 422mila famiglie (16,8% del totale, pari a circa 9 milioni 835mila persone) hanno cercato di limitare la spesa per visite mediche e accertamenti periodici di carattere preventivo. Tra queste, 678 mila famiglie sono in condizioni di povertà assoluta (31% del totale, composte da circa 1 milione 765 mila persone), mentre 3 milioni 744 mila sono famiglie non povere.
Contenere la spesa sanitaria significa limitare il numero di visite e accertamenti, oppure rinviare e rinunciare a una parte delle cure necessarie. La strada della rinuncia è seguita, complessivamente, da ben 3 milioni 369mila famiglie. Ha rinunciato almeno una volta il 24,5% delle famiglie povere, contro il 12,8% di quelle non povere. A ciò segue che 536mila famiglie indigenti sono particolarmente esposte al rischio di compromettere o peggiorare la propria salute.
“Contrastare la povertà sanitaria significa praticare gesti di gratuità in grado di aiutare, concretamente, le persone che hanno bisogno; ma anche approfondire il fenomeno attraverso un lavoro culturale che contribuisca a far prendere sempre più coscienza dell’entità del fenomeno, e dell’importanza di quel sistema di realtà del Terzo settore che, insieme alla sanità pubblica e privata, sta garantendo la sostenibilità di un Servizio Sanitario Nazionale il cui universalismo è sempre più a rischio” ha dichiarato Sergio Daniotti, presidente della Fondazione Banco Farmaceutico. “I dati e le analisi del nostro Osservatorio sulla Povertà Sanitaria raccontano di un Paese in cui le persone fragili faticano a prendersi cura della propria salute, ma indicano anche nella collaborazione ampia e consapevole tra tanti soggetti (realtà non profit, farmacisti, medici, aziende, cittadini e istituzioni) il metodo per rispondere alla loro esigenza di benessere integrale, fatto di esigenze fisiche, ma anche spirituali, di cure mediche e farmacologiche, ma anche di accoglienza e comprensione”.
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