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06 Giugno 2024I farmaci oncologici non autorizzati ma considerati appropriati ed efficaci rappresenta una sfida crescente nell'ambito dell'onco-ematologia e la gestione di tali terapie comporta numerosi interrogativi, tra cui l'affrontare i loro elevati costi, il monitoraggio del loro utilizzo e la sostenibilità a lungo termine

L'uso di terapie farmacologiche non ancora autorizzate ma considerate appropriate ed efficaci rappresenta una sfida crescente nell'ambito dell'onco-ematologia. Questi farmaci, spesso offerti tramite Early Access Programs (EAP), possono rappresentare speranze concrete per pazienti che non rispondono alle terapie disponibili. Tuttavia, la gestione di tali terapie comporta numerosi interrogativi, tra cui l'affrontare i loro elevati costi, il monitoraggio del loro utilizzo e la sostenibilità a lungo termine. A queste tematiche intende rispondere un simposio organizzato dall'Area SIFO Giovani a Trieste il 7-8 giugno, dal titolo "Usi speciali dei medicinali in onco-ematologia: farmacisti ospedalieri, oncologi ed ematologi a confronto".
La sfida dei farmaci ad alto costo
Il ricorso frequente agli EAP pone nuove sfide sia per i clinici che per i farmacisti ospedalieri. Chiara Lamesta, Gabriele Bagaglini e Nicola Nigri, responsabili scientifici dell'evento, spiegano che l'uso di queste terapie non ancora autorizzate genera necessità di gestione corretta e appropriata: "Molti giovani professionisti stanno esplorando ambiti innovativi come la radiofarmacia e la valutazione dell'appropriatezza terapeutica. L'obiettivo è migliorare la qualità dell'assistenza sanitaria attraverso solide competenze cliniche e una gestione efficace, con un'attenzione particolare allo sviluppo delle abilità comunicative tra i professionisti del settore”.
Durante il simposio, che si aprirà con i saluti introduttivi del presidente Arturo Cavaliere e di Chiara Roni (segretario Regionale SIFO Friuli-Venezia Giulia) le esperienze di farmacia ospedaliera saranno poste in interrelazione con quelle degli ematologi (con l’intervento di Martina Pennisi, segretario della Società Italiana di Ematologia) e degli oncologi (rappresentati da Lorenzo Gerratana, professore associato presso il Dipartimento di Medicina dell'Università di Udine nonchè componente di AIOM Giovani). In un’ottica, quindi, multidisciplinare: “Nel corso degli ultimi anni si è rivelato in modo chiaro quanto sia importante il lavoro d’équipe nel contesto medico. Un approccio multidisciplinare, in cui tutte le figure professionali in ambito sanitario sono ugualmente coinvolte all’interno di una progettualità e di un flusso di lavoro integrato, si è mostrato molto efficace e straordinariamente risolutivo nella maggior parte dei casi. In particolare, nell'attività quotidiana di gestione delle nuove terapie disponibili, diventa sempre più imprescindibile l'interlocuzione con i clinici: alla base di una congrua programmazione dei fabbisogni vi è infatti un dialogo costante con coloro che sono deputati ad arruolare i nuovi pazienti secondo l'incidenza della patologia in una determinata area. Una corretta pianificazione diventa fattore determinante nel momento in cui il farmaco viene approvato e rimborsato a prezzo di cessione SSN, al fine di scongiurare una mancata capienza economica a copertura dei pazienti già arruolati in EAP e di quelli futuri".
L’incontro infatti è aperto sia a farmacisti ospedalieri e a medici.
“Lo scopo dell'evento”, concludono i responsabili scientifici, “è duplice: da un lato dare un seguito formativo al documento AGENAS, sottoposto dal Ministero della Salute alla Conferenza Stato-Regioni - Linee di indirizzo sull'integrazione ospedale-territorio in Oncologia - in cui vengono citati i Gruppi Oncologici Multidisciplinari-GOM, di cui oncologi, ematologi e farmacisti ospedalieri debbono far necessariamente parte; dall’altro informare e formare i discenti presenti sulle opportunità così come sulle criticità implicite nella gestione delle terapie in EAP. Questo è perseguito con un’impostazione che segue la logica Condividi, Cresci, Impara, perché siamo convinti che il miglioramento della qualità dell’assistenza richiede, accanto alla tradizionale dimensione clinica, anche la conoscenza delle dimensioni organizzative e l’attivazione di processi di coordinamento e relazionali che in un sistema sempre più complesso e multidisciplinare divengono prerogative essenziali per ottenere performance adeguate da parte del sistema”.
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