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08 Agosto 2024A fare la differenza sarebbe la maggiore disponibilità di tempo nell’offrire consigli ai pazienti. L’evidenza da una meta-analisi su 90mila pazienti
Tra i vari operatori sanitari, il farmacista, probabilmente grazie alla maggiore disponibilità di tempo per dare consigli, è in grado, con il suo intervento, di ridurre in modo più efficace la pressione arteriosa sistolica. A evidenziarlo è uno studio condotto da un team dell’Università di Tulane, guidato da Katherine Mills. I risultati della ricerca, una metanalisi, sono stati pubblicati su Circulation. Cardiovascular Quality and Outcomes e sottolineano il ruolo significativo di questo operatore sanitario nella gestione della pressione arteriosa nei pazienti con ipertensione.
L’ipertensione è la principale causa prevenibile di morte prematura, colpisce quasi il 31,1% delle persone, a livello globale, ed è un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari. In Italia, si stima che di ipertensione soffra circa il 18% della popolazione, con la prevalenza che aumenta progressivamente all’aumentare dell’età fino a superare il 50% dopo i 74 anni. A questi numeri, però, andrebbero aggiunte le persone che non sanno di soffrire della condizione.
Nonostante l’efficacia degli interventi farmacologici e dei cambiamenti allo stile di vita, solo il 13,8% dei pazienti ha un’ipertensione controllata. Questo fenomeno sembra essere dovuto anche agli ostacoli nell’accesso alle cure adeguate. Ad esempio, i medici di medicina generale possono non aver abbastanza tempo a disposizione per fornire una consulenza completa e questo può avere un impatto significativo sulla comprensione della patologia e sull’aderenza al trattamento da parte del paziente.
Mills e colleghi hanno condotto una metanalisi di studi che hanno caratterizzato gli interventi in base al tipo di operatore sanitario che guida il trattamento, inclusi infermieri, medici e farmacisti. L’analisi ha compreso 100 articoli con 90.474 pazienti. I risultati hanno mostrato che la gestione del trattamento guidata dal farmacista ha ridotto la pressione arteriosa sistolica di 7,3 mmHg, mentre l’intervento degli operatori sanitari di comunità ha portato a una diminuzione di 7,1 mmHg e quello degli educatori sanitari, come i dietisti, ha portato a una riduzione di 5,2 mmHg. Anche gli interventi condotti da medici e infermieri hanno visto riduzioni significative della pressione sistolica, rispettivamente di 3,0 mmHg e 2,4 mmHg. I risultati, dunque, sono la prova che tutti gli operatori sanitari sono in grado di fornire interventi efficaci per i pazienti con ipertensione, ma il coinvolgimento del farmacista nella gestione della pressione arteriosa ha il maggiore impatto positivo sul trattamento. A livello di team multidisciplinare, quindi, secondo gli autori è auspicabile un’integrazione più profonda dei farmacisti nei programmi di salute pubblica, che possono fornire ai pazienti una conoscenza approfondita della gestione dei farmaci e delle cure personalizzate, colmando efficacemente il divario terapeutico.
Fonte
Mills K., et al. Role of health care professionals in the success of blood pressure control interventions in patients with hypertension: a meta-analysis. Circ Cardiovasc Qual Outcomes (2024); doi: 10.1161/CIRCOUTCOMES.123.010396
Ministero della salute. Ipertensione arteriosa - https://www.salute.gov.it/portale/alleanzaCardioCerebrovascolari/dettaglioSchedeAlleanzaCardioCerebrovascolari.jsp?lingua=italiano&id=18&area=Alleanza%20italiana%20per%20le%20malattie%20cardio-cerebrovascolari&menu=malattie#:~:text=A%20soffrire%20di%20ipertensione%20si,i%2074%20anni%20di%20vita.
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