farmacisti ospedalieri
21 Ottobre 2024Aderenza terapeutica e deprescrizione due facce della stessa medaglia quando si tratta di migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria, in particolare per i pazienti cronici e anziani. Se ne è parlato al Congresso Sifo

L'aderenza terapeutica e la deprescrizione sono due aspetti complementari nella gestione dei pazienti cronici, in particolare degli anziani, e rappresentano un elemento chiave per migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria. Durante il XLV Congresso Nazionale SIFO, tenutosi a Napoli presso la Mostra d'Oltremare, questo tema è stato al centro della sessione "Laboratorio di farmacoutilizzazione: focus su aderenza e deprescribing", dove farmacisti ospedalieri e territoriali si sono confrontati su strategie innovative.
“Numerose sono le esperienze nazionali ed internazionali sul ruolo del farmacista in favore dell’aderenza al trattamento,” ha spiegato Barbara Meini, membro del Consiglio direttivo di SIFO e Coordinatrice per l’Editoria scientifica della Società. L’aderenza al trattamento, come sottolineato da Meini, è un parametro fondamentale per migliorare gli esiti clinici, ridurre gli effetti collaterali e ottimizzare le risorse economiche. Tuttavia, quando un farmaco sembra inefficace, l'aderenza ridotta potrebbe essere dovuta a difficoltà di somministrazione o tollerabilità. “L’aderenza al trattamento è poi un endpoint misurabile attraverso i dati di prescrizione e dispensazione dei medicinali in possesso del farmacista,” ha aggiunto, evidenziando come il farmacista possa supportare il medico nella rivalutazione della terapia, suggerendo modifiche basate sui dati clinici di follow-up.
Le tecnologie digitali stanno emergendo come strumenti cruciali per il monitoraggio dell’aderenza. Dispositivi indossabili e app mediche consentono di raccogliere dati in tempo reale sui parametri clinici e sugli stili di vita dei pazienti. “Questi strumenti permettono la raccolta di dati just in time utili per studi di real world,” ha commentato Meini, riferendosi alle potenzialità di queste tecnologie nel monitorare la terapia farmacologica e riabilitativa, soprattutto tra i giovani-adulti.
Un tema altrettanto importante affrontato durante la sessione è stato quello della deprescrizione. “L’assunzione contemporanea di più di cinque farmaci (politerapia) per trattare patologie croniche, in particolare nella popolazione anziana, può determinare molteplici problemi,” ha spiegato Meini. La deprescrizione, ovvero la riduzione pianificata dei farmaci potenzialmente inappropriati, si dimostra cruciale per ottimizzare le terapie, ridurre gli errori terapeutici e migliorare l’aderenza.
La dottoressa Meini ha anche sottolineato come questo processo debba essere condotto da un team multidisciplinare: “La deprescrizione è un approccio finalizzato all’ottimizzazione del trattamento farmacologico, che prevede una valutazione critica, sistematica e periodica dei trattamenti in corso da parte di un team costituito da medici, specialisti e farmacisti.” L’obiettivo, ha continuato, è ridurre in modo pianificato il numero o il dosaggio dei farmaci inappropriati, migliorando la salute e la qualità di vita del paziente.
Meini ha infine evidenziato i benefici della deprescrizione, supportati dai dati della letteratura, ma ha avvertito che questi risultati possono essere raggiunti solo se vi è “il coinvolgimento, informato e consapevole, del paziente e/o caregiver per la condivisione della nuova scelta terapeutica.” Tuttavia, uno dei limiti principali resta la scarsa conoscenza dei criteri di deprescrizione tra i medici. “I criteri di Beers, STOPP e START sono strumenti preziosi, ma ancora poco conosciuti. È necessario fare formazione, a partire dal percorso universitario,” ha concluso, auspicando una maggiore integrazione di questi strumenti nei percorsi di cura.
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