Liberalizzazione e sentenze, interpretazioni opposte da Federfarma e Istituto Leoni
"L'attività di dispensazione al pubblico dei medicinali assicurata dalle farmacie è parte integrante del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn)". Sono queste, come sottolinea una nota di Federfarma le parole con cui la Corte costituzionale ha più volte ribadito come il servizio offerto dalle farmacie è finalizzato ad "assicurare un'adeguata distribuzione dei farmaci, costituendo parte della più vasta organizzazione predisposta a tutela della salute". Sono molte, continua la nota dell'Associazione dei titolari, le sentenze che vanno in questa direzione e che individuano la farmacia «come strumento imprescindibile per il soddisfacimento del fondamentale diritto alla salute, garantito dall'articolo 32 della Costituzione». Ma oltre alla Corte costituzionale, continua Federfarma, ci sono anche sentenze della Corte di giustizia dell'Unione Europea «che, nell'arco di oltre un decennio, ha respinto una serie di richieste di liberalizzazione dell'attività delle farmacie, avanzate da alcuni gruppi economici, nel tentativo di mettere in discussione le fondamenta del regime applicato nella maggioranza dei Paesi europei». Concludendo la rassegna di sentenze la nota firmata dal presidente Racca, osserva come «nel corso degli anni, il giudice europeo ha valutato i più rilevanti profili delle attività di farmacia: dai requisiti di titolarità e gestione alla disciplina della vendita dei medicinali con obbligo di ricetta medica ("fascia C"), dalla pianta organica agli orari e ai turni. E le esigenze della liberalizzazione -conclude Racca - non hanno mai prevalso su quelle della tutela della salute». A questi argomenti risponde indirettamente il paper dell'Istituto Bruno Leoni, firmato da Giacomo Lev Mannheimer che parla di un uso «strumentale» dell'«interpretazione fornita dalla Corte Costituzionale». Il paper fa riferimento all'ultimo capitolo in materia ossia la sentenza n.216/2014 con cui la Corte Costituzionale ha fornito il proprio orientamento riguardo al Dl 223/2006 ossia il decreto Bersani delle liberalizzazioni. «La sentenza» conclude l'analista «si limita a ritenere "non irragionevole" il regime vigente, senza mai escludere che un sistema diverso sarebbe ugualmente idoneo a essere "a garanzia dei cittadini e dell'efficacia dell'assistenza". Si potrebbe pertanto immaginare senza difficoltà» continua «un sistema che dinanzi alla liberalizzazione dei farmaci di fascia C da parte delle parafarmacie, comporti l'adattamento di queste ultime agli obblighi imposti dalla legge per l'esercizio di tale attività: ciò infatti, non pare costituire un ostacolo insormontabile, essendo già prevista la necessaria presenza di un farmacista abilitato».
Marco Malagutti
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