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Politica e Sanità

20 Febbraio 2015

Celiachia, dal ministero due nuovi importanti progetti


«Tutelare i celiaci non è solo una mission sanitaria ma anche e soprattutto sociale»: a partire da questa premessa, il ministero della Salute ha presentato al Parlamento una relazione sulla celiachia, corposa e ricca di dati (riferiti al 2013).
Il testo illustra due nuovi importanti progetti. Il primo consiste nel riesame del Documento di inquadramento per la diagnosi e il monitoraggio della celiachia e relative patologie associate, risalente al 2008, per mettere a punto un protocollo aggiornato e agile da introdurre nella pratica clinica: obiettivo dichiarato è quello di aumentare il numero delle diagnosi corrette di una condizione i cui contorni epidemiologici non sono ancora del tutto chiari. Il progetto è già in via di ultimazione: verrà presto presentato al tavolo interregionale per una condivisione a livello nazionale, per poi essere diffuso ai medici che lo utilizzeranno come riferimento nel percorso diagnostico di celiachia.
La seconda novità contenuta nel rapporto ministeriale è che dal 2016 i dati dettagliati dei pazienti celiaci, provenienti dai centri interregionali di riferimento e dai presidi accreditati, confluiranno all'Istituto superiore di sanità. A livello centrale verrà dunque effettuata una elaborazione complessiva valutando alcuni indicatori particolarmente sensibili (come l'età della diagnosi, i sintomi e il momento della loro comparsa, i valori degli anticorpi specifici, il risultato della duodenoscopia...) per poter identificare e studiare meglio i meccanismi responsabili dello sviluppo di questa patologia e delle sue complicanze.
L'unica terapia attualmente disponibile per i celiaci è una dieta rigorosamente priva di glutine e per renderla più accessibile il ministero dichiara il proprio impegno, in collaborazione con le autorità politiche e sanitarie locali, nel mettere a disposizione le risorse necessarie per formare gli operatori del settore alimentare e fare attività di prevenzione nelle scuole, nelle strutture sanitarie e nei luoghi di lavoro, anche attraverso la somministrazione di pasti appositamente studiati.

Renato Torlaschi

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