Politica e Sanità
28 Maggio 2015La farmacia ha bisogno di individuare strade per personalizzare la sua offerta di cura magari riunendo in un'unica missione la salute fisica, la salute mentale e l'assistenza sociale. Da questi spunti è partito l'intervento di Hemant Patel, segretario del North East London Lpc (Local pharmaceutical committee), all'Avicenna conference, l'incontro annuale tenutosi a Cipro e promosso dal gruppo britannico indipendente (simile alla nostra Federfarma servizi) che possiede e gestisce circa 22 farmacie nel sud dell'Inghilterra. Intercettare le cause di sofferenza mentale dei suoi pazienti, come situazioni di violenza domestica, debiti o problemi abitativi, dovrebbe essere parte del ruolo del farmacista, che secondo Patel non deve limitarsi semplicemente alla consegna dei farmaci antidepressivi prescritti perché «una persona su quattro tra gli utenti della farmacia andrà incontro a problemi di salute mentale, eppure la farmacia ha fatto pochissimi sforzi per mettere insieme i trattamenti per la salute fisica e quelli per i disturbi mentali». Lo staff della farmacia dovrebbe vedere il paziente come «una persona nella sua interezza» e non «solo un diabetico o un asmatico» ha continuato Patel, in questo modo fornire cure personalizzate migliorerebbe i risultati sanitari e sociali, perché aiuta i pazienti a comprendere meglio la propria condizione e li incoraggia ad avere un ruolo più attivo nella gestione delle proprie problematiche. Per acquisire la capacità di dare assistenza personalizzata, l'esperto ha consigliato ai farmacisti di avvicinarsi alla comunità locale, in particolare ai gruppi di popolazione a rischio di malattia, e di lavorare con gli altri operatori sanitari e sociali. All'interno di un team multidisciplinare, il farmacista potrebbe promuovere nei suoi pazienti il conseguimento di una vita indipendente e autonoma, attraverso la fornitura di ausili per la mobilità, oppure aiutandolo ad acquisire nuove abilità di autogestione, insomma il farmacista deve diventare un vero allenatore alla salute. Infine Patel ha sottolineato l'urgenza di far partire il cambiamento di prospettiva già dalla terminologia abituale «perchè dire che un infermiere fornisce cure e un farmacista offre servizi?» e ha persino suggerito che i farmacisti siano abilitati a effettuare una revisione completa delle medicazioni, non solo la revisione dei farmaci in uso (Mur). «La cura personalizzata rappresenta una sfida per i pazienti e per i clinici ma è la forma di trattamento più economica» ha sottolineato «abbiamo bisogno di passione e impegno e di un piano. I farmacisti dovrebbero pensare a se stessi come team leader in modo che i committenti abbiano fiducia in loro».
Elisabetta Lucchesini
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