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Politica e Sanità

17 Novembre 2015

Capitali e rischio infiltrazioni criminali, Regione Sicilia: non svincolare farmacista da impresa


Una struttura nazionale di supporto alle farmacie che, per difendersi dall'ingresso di capitali privati, sono disposte ad aggregarsi in reti indipendenti sviluppando servizi innovativi e remunerativi. La proposta del presidente di Federfarma Palermo, Roberto Tobia, è stata apprezzata e condivisa dai farmacisti europei e italiani riuniti, lo scorso fine settimana, nel capoluogo siciliano per studiare strategie alternative alla liberalizzazione durante il convegno "La Farmacia, la professione, le Istituzioni". E per coprire i costi delle aggregazioni e dei servizi, ha spiegato Tobia, «l'idea è quella di offrire a un pool di banche la portabilità dei Pos delle farmacie: a fronte di un enorme volume di transazioni le banche potrebbero riconoscerci uno sconto sulle commissioni che finanzierebbe la rete e anche un fondo di previdenza integrativa dei farmacisti». Ma al centro del confronto tra i professionisti del settore, c'è stata, soprattutto, la condizione di grande sofferenza delle farmacie di tutta la Sicilia. Sia per la crisi, che comporta spesso l'impossibilità per i cittadini di acquistare i farmaci sia per la sicurezza dei farmacisti stessi. «Le difficoltà economiche - ha spiegato Tobia - fanno sì che spesso il paziente non possa completare la terapia, perché non ha capacità di spesa. Questo è un aggravio per la salute del cittadino e per i conti dello Stato, perché provoca ricoveri impropri e sappiamo che i costi di un ricovero ospedaliero si aggirano attorno ai 1000 euro al giorno». E dal punto di vista della sicurezza, invece, il presidente di Federfarma Palermo ha fatto sapere che la situazione è drammatica dal punto di vista delle rapine che vengono effettuate anche durante la notte. «Per questo motivo - ha concluso - chiediamo un maggiore sostegno da parte delle forze dell'ordine». Proprio sui temi della legalità e sicurezza, si è concentrato l'intervento del Vice Presidente dell'Assemblea Regionale Siciliana, Giuseppe Lupo. «Le farmacie in Sicilia, come altrove, sono un presidio sostanziale per la salute dei cittadini e per questo credo sia importante non trasformare le farmacie in grandi catene di supermercati. Quella che si annuncia, è una liberalizzazione che rischia solo di creare dei cartelli determinando delle economie di mercato non a vantaggio dei cittadini, ma solo degli imprenditori stessi che acquistano. Il governo regionale si impegnerà per porre all'attenzione del governo nazionale il grave rischio, inoltre, che la criminalità organizzata si inserisca nella proprietà delle farmacie. È un'eventualità che si può scongiurare evitando di svincolare la figura del farmacista professionista da quello dell'imprenditore».
Ma per la categoria dei farmacisti siciliani non esistono solo i nei legati alle difficoltà di un territorio stretto tra la morsa della crisi e quella della criminalità. Le 1.440 farmacie siciliane - hanno evidenziato i relatori della convention palermitana- hanno concretamente fatto risparmiare alla Regione il 56% sulla spesa per la dispensazione dei farmaci del "prontuario ospedale territorio" (Pht). Rispetto al 2012, quando il servizio era pubblico, la Distribuzione per conto attraverso le farmacie ha consentito, da aprile 2014 a marzo 2015, di passare da 3.826.705 confezioni erogate per una spesa di 298.501.676 euro a 3.222.576 confezioni con una spesa di 132.098.019 euro. La Dpc in Sicilia, dunque, ha ridotto il numero di pezzi distribuiti (604.129 in meno), ne ha contenuto il costo unitario da 60,89 a 39,85 euro e ha procurato un risparmio complessivo all'erario di 166 milioni di euro (-56%). E anche l'informatizzazione delle farmacie dell'Isola non passa in secondo piano. «Siamo stati la prima regione in Italia - ha spiegato Tobia - a partire con la ricetta elettronica, senza nessuna fase sperimentale, ma con un salto nel buio, abbiamo messo a disposizione le nostre farmacie, le strutture, i computer, per mettere in piedi questo sistema. Siamo oggi a percentuali vicine al 98% e così dobbiamo continuare».

Rossella Gemma

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