Politica e Sanità
17 Novembre 2015L'uso off-label dei medicinali può in alcuni casi essere associato a un tasso di incidenza di eventi avversi superiore rispetto all'uso nelle indicazioni autorizzate. Lo sottolineano Luca Pani direttore generale Aifa e Renato Bertini Malgarini e Giuseppe Pimpinella dell'area Farmacovigilanza dell'Aifa, in una comunicazione che segnala uno studio in merito pubblicato su Jama Internal Medicine. Dall'indagine canadese, condotta su un database elettronico che comprendeva 113 medici di medicina generale e campione di circa 46.000 pazienti adulti, è emerso che «il tasso di incidenza di eventi avversi osservato con l'uso off-label è stato superiore a quello generale del database e a quello osservato per i rispettivi usi on-label».
Aifa fa notare che «il tasso d'incidenza degli eventi avversi era inversamente proporzionale alla forza delle evidenze a favore di un uso off-label. Infatti, quando l'evidenza per l'uso off label era forte il tasso d'incidenza di eventi avversi osservato è stato simile a quello per l'uso on-label. Inoltre, il tasso di incidenza mostrava un aumento per i farmaci autorizzati da molto tempo». Nell'articolo di Jama sono riportati alcuni esempi «eclatanti» di eventi avversi gravi. L'associazione fentermina-fenfluramina non supportata da adeguati studi ha prodotto difetti valvolari cardiaci. In casi come questi «gli eventi gravi osservati nell'uso off-label possono dipendere da interazioni con altri medicinali non opportunamente studiate». Il fattore VII della coagulazione ha provocato eventi trombotici arteriosi avvenuti in pazienti con emorragia trattati con il fattore VII della coagulazione, che è indicato unicamente nel trattamento dei pazienti emofiliaci o in caso di deficit del fattore VII, «esempio di come di fronte a ipotesi apparentemente molto convincenti, che poi vengono smentite dai dati sperimentali».
Gli esperti Aifa ricordano un altro esempio di uso off-label con i farmaci impiegati per la perdita di peso e parlano di «cocktail» ossia di «combinazioni incongrue nelle quali vengono co-somministrati medicinali appartenenti a classi farmacologiche che presentano gravi rischi di interazione tra loro». E sottolineano che «a volte l'uso al di fuori delle indicazioni approvate richiede riformulazioni e ulteriori manipolazioni del medicinale che possono influenzarne la qualità e la stabilità e che vanno tenute in debita considerazione». In Italia l'uso off-label è regolamentato dalle leggi 648/96 e 94/1998 ed entrambe ribadiscono la necessità che vi sia un'evidenza scientifica robusta perché un medicinale possa essere prescritto al di fuori delle sue indicazioni autorizzative. Inoltre, l'evoluzione dei sistemi di autorizzazione e sorveglianza post-marketing dei medicinali, introdotta dalla nuova legislazione comunitaria, richiede che anche per l'uso off-label vengano prese in considerazione, e se del caso adottate, misure aggiuntive di minimizzazione del rischio. Se effettuato in maniera adeguata, concludono gli esperti Aifa «l'uso off-label aggiunge strumenti terapeutici importanti, soprattutto per ciò che concerne la terapia di patologie rare o che interessano fasce di popolazione normalmente non incluse nelle comuni sperimentazioni cliniche».
Simona Zazzetta
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