Politica e Sanità
22 Giugno 2016Tra le diverse incognite in caso di uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea, una riguarda la sede dell'Agenzia europea dei medicinali (Ema): attualmente gli uffici centrali sono ubicati a Londra, ma in caso di Brexit si cercheranno delle alternative e, oltre a Svezia e Danimarca, anche l'Italia è in pole posizione. La Svezia potrebbe partire avvantaggiata a causa dell'importante ruolo svolto nella regolazione dei farmaci in Europa: nel corso del 2015, l'agenzia svedese ha condotto 25 revisioni per l'Ema, più di qualsiasi altra. Ma Luca Pani, direttore dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), sostiene che la mancanza di giganti farmaceutici potrebbe garantire all'Italia una maggiore imparzialità, in quanto nessuna azienda avrebbe un accesso preferenziale all'agenzia. Inoltre, il nostro paese costituisce una base produttiva importante per molte aziende multinazionali del settore, tale da renderci il maggiore paese esportatore pro capite di farmaci nel mondo. «Possiamo vantare una qualità incredibilmente alta dei nostri prodotti farmaceutici. -afferma Pani - Il made in Italy non si limita a Gucci e Prada». Il direttore dell'Aifa ricorda anche il sofisticato approccio al prezzo dei medicinali, che l'agenzia italiana riesce a correlare ai risultati effettivamente ottenuti per i pazienti. In Gran Bretagna sono anche ubicate le sedi utilizzate da diversi colossi farmaceutici americani (ma anche svizzeri, come Novartis e Roche) per seguire i processi di autorizzazione della commercializzazione nell'Unione europea per i propri prodotti. Se al referendum prevarranno i no all'Unione, probabilmente anche questi sedi verranno trasferite in altri Paesi. L'industria del farmaco del Regno Unito è dunque schierata a favore della permanenza in Europa.
Rebecca Lumsden, dell'Associazione delle aziende farmaceutiche britanniche, sostiene che la presenza a Londra dell'Ema ha offerto l'opportunità di guidare e influenzare la regolazione dei farmaci in tutta Europa. E anche chi, come l'Italia, è pronta a raccoglierne il testimone, spera che questo non sarà necessario: «non possiamo immaginare uno scenario peggiore, - ha detto Luca Pani riferendosi al Brexit - sarebbe davvero un disastro».
Renato Torlaschi
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