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Politica e Sanità

14 Dicembre 2016

Celiachia, sempre più diagnosi ma i nuovi Lea garantiranno un servizio migliore


Le diagnosi di celiachia sono in continuo aumento e gli 11mila casi in più intercettati in un solo anno rappresentano uno dei dati più significativi che emergono dalla Relazione annuale al Parlamento giunta ormai alla nona edizione. Le cifre consolidate sono quelle del 2015 e portano il totale dei celiaci italiani a 182.858, mentre nella prima edizione della Relazione, nel 2007, le diagnosi erano appena 64.398. L'aumento non è dovuto tanto al diffondersi della malattia, quanto «alla sensibilizzazione dei medici e degli operatori sanitari», che ha comportato una maggiore attenzione alla diagnosi. Non si tratta comunque di una condizione rara anzi, come puntualizza il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, «la celiachia è la più frequente intolleranza alimentare, colpisce circa l'1% della popolazione mondiale e i soggetti affetti devono escludere rigorosamente il glutine dalla propria dieta». Ne prendono atto i nuovi Lea, che al momento sono all'esame delle Commissioni parlamentari competenti e che prevedono lo spostamento della celiachia dall'elenco delle malattie rare a quello delle malattie croniche invalidanti.

Il passaggio non è privo di conseguenze e, spiega il ministero, «consente agli assistiti di usufruire, in regime di esenzione, di tutte le prestazioni sanitarie appropriate per il monitoraggio della malattia e delle sue complicanze, e per la prevenzione degli ulteriori aggravamenti, mentre le prestazioni specialistiche per giungere alla diagnosi non saranno più in esenzione». È stato inoltre confermato il diritto all'erogazione gratuita dei prodotti tramite un sostegno economico all'acquisto di alimenti sostitutivi. Una svolta importante si avrà il prossimo anno, con l'entrata a regime del nuovo protocollo diagnostico del 2015: ne conseguirà, secondo Lorenzin, «un forte abbattimento dei tempi che intercorrono tra i primi sintomi e la diagnosi definitiva». La sua piena applicazione garantirà ai cittadini «l'opportunità di avere servizi omogenei in ogni Regione, senza doversi allontanare necessariamente dalla propria sede di residenza».


Renato Torlaschi

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