Politica e Sanità
05 Aprile 2017È stato rilanciato il tema dei requisiti di candidabilità alle prossime elezioni di Federfarma dell'attuale presidente nazionale, Annarosa Racca, da una lettera aperta, indirizzata ai media e all'house organ del sindacato Filodiretto, a firma di Augusto Luciani, presidente di Federfarma Umbria. La lettera è stata diffusa oggi, all'indomani di un'altra missiva, che era stata inviata a fine marzo direttamente alla presidente di Federfarma da parte di Elisabetta Borachia, Pasquale D'Avella e Antonio Guerricchio, rispettivamente presidenti di Federfarma Liguria, Marche e Basilicata e parte del gruppo Farmacia Futura, che si propone come alternativa ai vertici attuali. «Ritieni di possedere i requisiti per concorrere nuovamente alla presidenza di Federfarma, alla luce del fatto che hai alle spalle giaÌ quattro mandati e, a termini di statuto, non sei piuÌ candidabile?» è il quesito da cui parte Luciani, «una domanda che ti avevo rivolto pubblicamente due mesi fa (ndr, nel corso di un'intervista a Rifday) e che ti rinnovo oggi con questa lettera aperta».
Intanto, continua, «mi sembra giusto far sapere a tutti che le interpretazioni del dettato statutario non lasciano spazio ad alcun dubbio: chi, come te e molti altri colleghi che con te siedono in consiglio di presidenza, ha alle spalle quattro mandati negli organi collegiali, non può ricandidarsi, ai sensi del secondo comma dell'articolo 9 del vigente Statuto della Federfarma, che prevede espressamente la rieleggibilità "per un massimo di tre mandati consecutivi nella stessa carica". Conferme in questo senso sono venute da tutti gli esperti di diritto che, per serietà e per scrupolo, sono già stati interpellati sulla questione». E da queste considerazioni era nata anche la proposta lanciata dai presidenti di Liguria, Marche, Basilicata, nella lettera di fine marzo, di dirimere la questione, prima del voto, attraverso un «arbitraggio», cioè, spiega Borachia a Farmacista33, «portando la questione davanti a un arbitro unico di riconosciuta autorevolezza, scelto di comune accordo tra le parti contendenti, per accertare l'eventuale sussistenza di una condizione di ineleggibilità. Questo per evitare che la questione finisca davanti al giudice, con ricorsi che esporrebbero il sindacato a danni di immagini e potrebbero anche tradursi in una fase di commissariamento e comunque di paralisi gestionale».
Dal 2008 a oggi, continua Borachia «per quattro volte è stata effettuata la scelta per la presidente», complice anche la crisi interna del 2010, seguita poi dal rinnovo del 2011. «Ma al di là di questo, lo statuto», in vigore dal settembre 2010, «aveva introdotto un limite alla carica di presidente, che prima non c'era. Questo era stato lo spirito condiviso nel momento in cui è stato votato, quasi all'unanimità, lo statuto, introducendo un principio di avvicendamento: in nove anni quello che si doveva fare lo si è fatto, ora è giusto lasciare spazio al ricambio generazionale». Da qui la conclusione di Luciani: «A questo punto non posso esimermi dall'aggiungere un'altra domanda a quella relativa al requisito di candidabilità: accetterai la proposta dei Colleghi delle Regioni sopramenzionati di una pronuncia terza e super partes su questa questione cruciale? O intendi forzare la mano e scegliere comunque la sfida delle urne, esponendo la categoria al rischio di un lacerante contenzioso giudiziario». Per questo «credo fermamente» che «la scelta più apprezzabile e meritoria che tu possa compiere sia quella di favorire un vero e proprio ricambio generazionale, facendo un passo a lato. A lato, non indietro: con la tua esperienza, per la causa comune resterai sempre una preziosa risorsa, alla quale sono certo che chi sarà chiamato a guidare il sindacato sarà felice di poter continuare ad attingere». Francesca Giani
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