Politica e Sanità
17 Luglio 2017«Una regolarizzazione che sta dando e darà sicuramente fastidio a chi in Italia contesta i medicinali omeopatici, a chi li chiama ancora "preparati" in senso dispregiativo, a chi spende il suo tempo in una battaglia ideologica contro l'omeopatia». Il commento, forse un po' controcorrente rispetto alle preoccupazioni espresse nei mesi scorsi dalle industrie della filiera omeopatica, giunge da Silvia Nencioni AD e Presidente della filiale Boiron Italia. L'azienda con sede in Francia ha chiuso "con soddisfazione" l'iter dei dossier registrativi, ed è in attesa di ricevere le prime autorizzazioni in commercio. Altre aziende si sono però trovate in difficoltà nei mesi scorsi tanto che l'associazione di categoria Omeoimprese aveva lanciato l'allarme: ai ritmi registrati a inizio primavera, solo 7 mila principi attivi sarebbero stati regolarizzabili su 13 mila con i criteri dettati dalla legge italiana entro il 30 giugno scorso; lo scenario peggiore avrebbe potuto e potrebbe comportare e un crollo di fatturato di 90 milioni - un terzo circa - per l'industria omeopatica italiana e l'estromissione dal commercio di principi di comune prescrizione. Il 30 giugno 2017 è l'ultima scadenza concessa, di proroga in proroga, alle aziende del comparto per presentare i dossier registrativi dei loro prodotti all'Agenzia del farmaco. Il termine è stato posto dalla Finanziaria 2015 (legge 190/14) e la presentazione all'AIFA dei dossier è condizione indispensabile perché ogni produttore possa mantenere in commercio i propri medicinali.
Una volta presentati i dossier, l'Agenzia del Farmaco avrà tempo fino a dicembre 2018 per valutarli e assegnare le autorizzazioni. Ciò significa - concludono i vertici Boiron- che, dal 2019, i farmaci omeopatici entreranno a pieno titolo nel prontuario farmaceutico nazionale. Come all'estero, ma dopo anni di attesa. «Quando sono entrata in Boiron era impensabile immaginare che gli omeopatici entrassero a pieno titolo negli ospedali ad esempio. Oggi In Italia questi farmaci sono sempre più utilizzati anche in ambito ospedaliero e con ruoli di tutto rispetto. Penso al supporto che possono dare in oncologia, dove sono impiegati per diminuire gli effetti collaterali di chemioterapici e radioterapici, rendendo molto meno invasivi i trattamenti convenzionali necessari. Qualcosa che in Francia accade sin dalla Presidenza di Mitterand con il "Progetto Cancro", ma che in Italia, pareva un obiettivo quasi impossibile. Il processo di registrazione degli omeopatici rappresenta quindi una tappa importante della legittimazione di questi farmaci, soprattutto nel nostro paese appunto, in cui sono spesso accusati di non dare le stesse garanzie di quelli comunemente chiamati farmaci "convenzionali". Nel resto d'Europa la situazione è diversa. Se già da circa 50 anni la Francia annovera gli omeopatici tra i medicinali rimborsati, in Germania, «la "Farmindustria tedesca" ha dichiarato di sostenere l'omeopatia come terapia efficace per i pazienti, a volte anche come medicina di prima scelta, mentre in Svizzera, dal 1 agosto, entrerà in vigore a tempo indeterminato la nuova legge sulla rimborsabilità delle Medicine Non Convenzionali». La prossima battaglia, sottolinea Nencioni, è «lavorare con le istituzioni per sbloccare un'anomalia tutta italiana: la mancanza di indicazioni terapeutiche sul foglietto illustrativo dei medicinali omeopatici "specialità"; un fatto davvero molto penalizzante per il paziente, a cui sono negate informazioni fondamentali per la sua salute».
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