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Politica e Sanità

26 Luglio 2017

Ddl Lorenzin, si delinea nuova organizzazione dei comitati etici. Garattini: intervento opportuno


Si delinea sempre più chiaramente la riforma dei comitati etici per le sperimentazioni cliniche. Un nuovo emendamento è stato presentato dal presidente della Commissione Affari sociali della Camera Mario Marazziti, relatore del disegno di legge C.3868 "Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali", più noto come Ddl Lorenzin. L'obiettivo di razionalizzazione del sistema si attuerà attraverso una riduzione dei comitati etici territoriali fino a un massimo di 40, che saranno coordinati da un Centro nazionale presso l'Agenzia italiana del farmaco.

Secondo il Direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Silvio Garattini, un intervento di riorganizzazione è senz'altro opportuno: «Sono troppi e non sono terzi rispetto agli interessi dell'organizzazione in cui operano, ma ne son parte; oggi il comitato etico che si trova presso un ospedale è composto da membri designati dall'ospedale stesso».

Si pone dunque un problema di trasparenza che, secondo il farmacologo, può essere ottenuta solo se i comitati sono pochi, «così possono essere selezionate persone esterne agli interessi delle organizzazioni che poi mandano i loro protocolli».

Il secondo requisito è quello della competenza: «Bisogna essere sicuri che i membri dei comitati siano preparati - sostiene Garattini - perché la maggior parte degli studi viene fatto dalle aziende farmaceutiche ed è chiaro che ci vogliono persone che sappiano distinguere l'interesse industriale da quello dei pazienti che partecipano agli studi clinici controllati. Quindi serve una continua formazione del personale che fa parte dei comitati etici, che devono anche avere una forte segreteria tecnica, con esperti di studi clinici controllati e che preparino tutto il materiale che poi deve essere discusso dai membri».

Garattini esprime invece qualche riserva riguardo al Centro coordinamento nazionale dei comitati territoriali presso l'Aifa: «Penso che un comitato di coordinamento sia utile, quello che discuterei è la sede, perché l'Aifa ha in qualche modo un conflitto di interessi, essendo la stessa organizzazione che deve giudicare i risultati degli studi; credo quindi che forse sarebbe meglio porre il coordinamento presso l'Istituto superiore di sanità, cioè un organismo indipendente dal processo che poi segue l'andamento degli studi clinici controllati».

Renato Torlaschi

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