Stati generali. Formazione, parafarmacie, riforma Enpaf, rinnovo patti. Le proposte della farmacia alla politica
Superamento delle parafarmacie con introduzione del vincolo di incompatibilità tra titolare di farmacia e di parafarmacia, formazione con una maggiore vocazione alla farmacia dei servizi, apertura di un tavolo per la riforma dell'Enpaf quanto prima, organizzata da Fofi a cui avere anche i rappresentanti dei collaboratori e dei colleghi ospedalieri, un rinnovo della convenzione e una nuova remunerazione basata su un onorario professionale. Questi alcuni dei temi emersi durante gli Stati generali della farmacia, evento svoltosi ieri a Roma organizzato da Federfarma e reso possibile grazie al contributo incondizionato di Mylan. Nei quattro tavoli che si sono succeduti sono state condivise proposte che, secondo Marco Cossolo, presidente nazionale del sindacato, sono necessarie per "tracciare la rotta della farmacia del futuro". «È emersa una grande convergenza tra tutte le voci della categoria su un focus- ha sottolineato Cossolo - la farmacia deve essere al centro della distribuzione del farmaco e noi farmacisti abbiamo il diritto e dovere di distribuirli. Ma per farlo servono delle condizioni, e da questa giornata sono arrivate proposte che rivolgiamo alla politica e al prossimo governo. Un tema forte è la richiesta di superare l'esperienza delle parafarmacie. Siamo disponibili a compromessi ma bisogna passare al vincolo di incompatibilità tra titolarità della farmacia e ogni forma di società che comprenda parafarmacie. Siamo disponibili al riassorbimento dei colleghi ma senza aumentare il numero delle farmacie oltre a quelle già previste da concorso del 2012». Si è parlato anche di nuove necessità di formazione che secondo Cossolo «devono essere declinate su una maggiore specializzazione adeguata alla farmacia dei servizi, sull'evoluzione professionale del lavoro al banco e su una preparazione alla gestione tecnico-economica della farmacia». E poi la riforma dell'Enpaf: il presidente di Federfarma ha «registrato la disponibilità del presidente dell'ente, Emilio Croce ad aprire un tavolo, da fare in fretta, per discutere tutti insieme nuove regole. E se bisogna per modificare lo 0,90 bisogna cambiare una legge, legge che risale al 1977, allora forse è arrivato il momento di farlo. Ma prima bisogna ragionare insieme, anche con le rappresentanze dei collaboratori e dei colleghi ospedalieri con l'obiettivo di migliorare le attuali pensioni che sono inadeguate». Infine la Convenzione che secondo Cossolo dovrà permettere di «superare le 102 repubbliche, quante sono le province italiane». Nella piattaforma presentata al Tavolo del rinnovo, prosegue Cossolo, «abbiamo proposto di valorizzare la farmacia dei servizi, e con il provvedimento che prevede il finanziamento di 36 milioni di euro a cui noi aggiungiamo lo 0,15, ci sono le risorse per iniziare a farlo. In questo contesto andrà ridiscussa anche la legge405 non per abolirla ma per uniformarla e uniformare la Dpc e la remunerazione spacchettando la convenzione in due livelli uno nazionale e uno regionale per andare incontro alle necessità delle singole Regioni. Per ridiscutere la nuova remunerazione vogliamo ripartire dalla proposta del 2012 che non è stata compresa e applicare la stessa logica adottata per la Nuova tariffa nazionale: remunerare il farmacista con un onorario professionale».
I tavoli hanno toccato anche i temi legati alle farmacie rurali da cui Silvia Pagliacci presidente del Sunifar ha raccolto le proposte dirette ai politici ospiti in particolare sulla Convenzione: «Le farmacie rurali hanno bisogno di qualche certezza, di regole nuove e di stabilità per poter gestire con tranquillità le nostre aziende, di investire nello sviluppo delle nostre farmacie, ma abbiamo bisogno di farlo senza la paura che, prima o poi, ce ne portino via altri pezzi, come è già accaduto. Al tavolo per rinnovo stiamo chiedendo il riconoscimento dei nuovi ruoli e del valore della presenza nelle aree più difficili del territorio, dove il rapporto tra gli oneri e i profitti è più sfavorevole e, quindi, nel ribadire i diritti al sostegno e alle sovvenzioni. In particolare con la farmacia dei servizi: nelle aree lontane dalle strutture sanitarie i servizi sono più necessari, ma costano anche di più e di ciò si dovrà tener conto nella loro remunerazione». Convergenza delle rurali anche sulla Dpc: «Difendiamo gli stessi concetti per mantenere un adeguato riconoscimento economico, esattamente come faremo per la remunerazione della dispensazione dei farmaci Ssn al tavolo Aifa. Qui ribadiremo anche l'importanza di sfruttare la Dpc per riportare i farmaci della Diretta sul territorio, ricordando che la farmaceutica è parte dei Lea. L'Atto d'indirizzo prevede l'abolizione dell'acconto sulla Dcr. Anche in questo caso occorrerà trovare una soluzione che non crei impatti negativi nella gestione finanziaria delle farmacie più deboli". Altro tema forte riportato da Silvia Pagliacci il concetto di ruralità: Non ci piace l'Atto di indirizzo quando dichiara che il concetto di ruralità deve essere sostituito dal concetto di farmacia disagiata ed eventuali benefici devono essere ancorati al fatturato della farmacia determinato ai fini della dichiarazione IVA. Secondo questa teoria, si metterebbe fine all'istituto della farmacia rurale e a tutto quello che si è costruito nel tempo a sua tutela e questa affermazione va molto oltre le competenze delle Regioni che devono, secondo normativa, solamente fissare i criteri per determinare il quantum dell'indennità e non quelli per stabilire quali sono le farmacie beneficiarie».
«Gli Stati generali - ha concluso Cossolo - sono stati un'occasione per condividere la visione della farmacia del futuro anche con la politica. Ai colleghi chiediamo di aprire alla collaborazione per attuare insieme i nuovi ruoli della farmacia, ai politici chiediamo di abbandonare i vecchi pregiudizi e creare le condizioni perché ai quei ruoli ci si possa arrivare realmente». La richiesta, rivolta alla politica, èdi smettere di considerare la farmacia come un ricco luogo commerciale ma di ritornare a pensarla come ciò che è sempre stata e dovrà essere: luogo di salute e risposta ai bisogni del cittadino e, per questo, un pilastro portante della sanità italiana.
Simona Zazzetta
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