Nuove norme Privacy, più obblighi per farmacie. In studio piattaforma operativa
Cup, Dpc, assistenza integrativa, trasmissione degli scontrini fiscali, servizi tipo aderenza alla terapia, monitoraggio pressione arteriosa, telemedicina. Sono molte le circostanze in cui le farmacie entrano a contatto con i dati personali dei cittadini. E, con il nuovo regolamento europeo sulla Privacy (Gdpr), in vigore dal 25 maggio, viene introdotto il principio di responsabilizzazione dei titolari dei dati, con la conseguenza che cambieranno obblighi e profilo di responsabilità delle farmacie. Cosa che comporterà «essere più attenti e proattivi» fa il punto Nicola Stabile, presidente di Federfarma Campania e presidente di Promofarma, che racconta anche la proposta allo studio di Promofarma, «che verrà presentata in occasione di Cosmofarma, per supportare le farmacie». Come era già stato anticipato, Il General data protection regulation (Gdpr) entrerà in vigore direttamente, senza un atto di recepimento, e con esso verranno di fatto abrogate le norme dell'attuale Codice privacy (d.lgs. 196/2003) incompatibili. Anche se, va detto, gli Stati membri hanno la possibilità di «mantenere o introdurre ulteriori condizioni, comprese limitazioni, con riguardo al trattamento di dati relativi alla salute». Tra i contenuti, viene appunto introdotto il principio di responsabilizzazione dei titolari dei dati, a cui è richiesto di mettere in atto misure tecniche e organizzative per garantirne la tutela - con un ulteriore obbligo di dimostrazione che il trattamento venga effettuato nel rispetto del regolamento - e che dovranno effettuare, laddove necessario, una valutazione dei rischi. «L'elemento di maggiore innovazione» spiega Stabile «consiste proprio nella diversa responsabilità da parte del titolare dei dati. Le farmacie dovranno mettere in campo un approccio diverso rispetto al dato personale e dovranno imparare a convivere con la necessità di gestire i dati come elemento di sicurezza del cittadino. In particolare, faccio l'esempio del nuovo obbligo della notifica all'autorità di controllo (Garante privacy) dei casi di violazione dei dati personali, a seguito per esempio di distruzione, perdita, divulgazione non autorizzata. Situazioni che possono capitare e a cui ora occorre prestare particolare attenzione». Non a caso tra le richieste del nuovo regolamento c'è quella, come sottolineato da una circolare di inizio mese di Federfarma, che «tutte le farmacie, come del resto tutte le imprese o i professionisti che trattano dati sanitari, devono obbligatoriamente detenere, in forma scritta, anche in formato elettronico, un registro delle attività di trattamento dei dati personali svolte sotto la propria responsabilità». Mentre, come è stato chiarito dal Garante sulla Privacy, «dal momento che le farmacie non effettuano trattamenti su larga scala, non è necessario designare il responsabile della protezione dei dati (Data protection officer - Dpo)», anche se «tali considerazioni non sono estensibili tout court alle grandi catene di farmacie qualora avessero, per determinati trattamenti, un bacino d'utenza molto più vasto». Anche la Valutazione di impatto sulla protezione dei dati personali (Dpia), strumento previsto dal regolamento, non è richiesta in molti casi: «per i trattamenti di dati personali effettuati dalle farmacie per conto del servizio sanitario nazionale o regionale, stabiliti e disciplinati a monte da una legge, da un atto amministrativo o da un accordo, non ce ne sarà bisogno». Il tema è complicato ed «è proprio per aiutare le farmacie ad adeguarsi e ad attuare la normativa» continua Stabile «che stiamo predisponendo, in collaborazione con Federfarma, uno strumento che possa guidare le farmacie al fine di renderle conformi al Gdpr. Il lavoro è importante e il risultato che ci poniamo è di presentare a Cosmofarma una proposta alle farmacie che coniughi semplicità, efficienza ed economicità del servizio. Il nostro obiettivo principale infatti è quello di fare in modo che le incombenze in capo alle farmacie siano adeguate alla capacità operativa quotidiana, evitando quindi che gravino sulle attività professionale». D'altra parte, le situazioni in cui si ha a che fare in farmacia con il dato personale sono molteplici: «Ricetta dematerializzata, Cup, Dpc, assistenza integrativa, trasmissione dati ricette, trasmissione degli scontrini fiscali, servizi tipo aderenza alla terapia, monitoraggio pressione arteriosa, telemedicina. E anche tutto quanto può essere effettuato sulla carta, come per esempio la dieta per un paziente o altro».
Ma c'è anche una questione di prospettiva «legata al processo evolutivo della nostra professione, chiamata a diventare non più solo punto di erogazione di farmaci e di servizi, ma centro di indagine epidemiologica, di raccolta e analisi di dati attendibili ed omogenei sulla popolazione. Proprio quanto accaduto con il Diaday: non si è trattato infatti solo di effettuare uno screening sulla popolazione, ma il dato raccolto in maniera omogenea è stato messo in rete, elaborato e reso fruibile alle istituzioni. Questo è quanto saremo chiamati a fare sempre di più in un prossimo futuro, anche alla luce di una competitività dalla Legge Concorrenza che possiamo giocare sul fronte professionale, più che commerciale. Ma anche per ambire a una remunerazione adeguata: se la nostra attività ha risultati dimostrati sull'efficientamento del sistema salute, diventiamo più interessanti per le istituzioni pubbliche o private. Così, se da un lato il nostro lavoro, di Promofarma, deve essere quello di operare per la qualità del dato, perché sia standard, omogeneo su tutto il territorio, replicabile, spendibile, dall'altro è chiaro che la gestione del dato, sui grandi numeri, potrà diventare sempre più pane per le farmacie».
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