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Politica e Sanità

06 Aprile 2018

Carenza cannabis terapeutica: prescrizioni in aumento, difficile garantire preparazioni


In merito alla carenza di cannabis terapeutica, se, alla fine dell'anno scorso, c'era l'idea che la situazione sarebbe migliorata con l'inizio del 2018, così non è stato, a fronte invece di un aumento continuo nelle prescrizioni, e la conseguenza è che «molti pazienti abbandonano le cure o nemmeno le iniziano e in alcuni casi, pur di avere continuità nella terapia, c'è il rischio che si rivolgano al mercato nero» spiega Marco Ternelli, farmacista preparatore ed esperto in materia. «La situazione sta andando avanti ormai da circa otto mesi. Il quantitativo di cannabis terapeutica disponibile nel nostro Paese per quest'anno è stato fissato dal Ministero della Salute in circa 550 kg. Una parte di questo, proviene dall'importazione e, in particolare, dal canale già attivo con l'Olanda. Il tetto in questo caso è fissato dall'Olanda, che per ogni paese mette a disposizione 250 kg di materia prima». E qui si è verificato «il primo problema: solo nei primi due mesi dell'anno, le richieste arrivate all'Olanda dai canali autorizzati - Asl, Ospedali e dai sei fornitori privati di materie prime - erano all'incirca pari al totale consentito. Per evitare il ripetersi della situazione dell'anno scorso, con un blocco intorno all'estate dell'esportazione, l'Olanda ha deciso di contingentare i quantitativi, prevedendo circa 20,8 kg al mese, quale che sia la richiesta da Asl, ospedali, ecc». In contemporanea, continua, «c'è la questione del bando che a fine anno scorso è stato fatto dal Ministero per una ulteriore fornitura, vinto da un produttore canadese. Un bando però limitato a 100 kg. Da questo canale, siamo ancora in attesa: sappiamo che la materia prima è stata consegnata allo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze verso la fine del mese scorso e credo che nell'arco di un paio di settimane potrà essere distribuito sul territorio. Questo potrà forse dare un po' di respiro per uno o due mesi, ma, di fatto, il fabbisogno è, già in partenza, maggiore rispetto ai quantitativi previsti. D'altra parte, la macchina sta piano piano partendo: con Regioni che iniziano a rendere la cannabis terapeutica rimborsabile, medici che prescrivono sempre di più, c'è da aspettarsi che le richieste aumentino ancora». Per quanto riguarda poi la produzione italiana dello Stabilimento, «è stato fatto un bando alla fine dell'anno scorso per un ampliamento delle serre, dalle tre iniziali funzionanti, ma credo ci vorrà del tempo prima che arrivino alla massima capacità produttiva. Anche perché occorre considerare che il ciclo di coltivazione e trattamento dura all'incirca tre mesi».

La conseguenza è che «noi farmacisti ci ritroviamo con prescrizioni che non siamo in grado di gestire. Faccio un esempio: dei miei ultimi ordini, su 1 kg richiesto più volte mi sono arrivati 80 gr a fine anno, 100 gr a gennaio e 400 gr recentemente. E, quando hai a disposizione per esempio 50 gr, che cosa scegli? Accontentare 10 persone con 5 gr di oli oppure un solo paziente con una preparazione da vaporizzare? Andare in ordine di arrivo o rispondere prima a situazioni più complesse? Come si fa a decidere? Sono dubbi etici e morali che non dovrebbero capitare». E, dall'altra parte, c'è il paziente «che rimane senza terapia. E a fronte di questa situazione, spesso abbandona la terapia o, se la sta cominciando, non la inizia proprio, nonostante magari il medico sia convinto che la stia seguendo». Con un ulteriore complicazione: «La dose prescritta corretta la si raggiunge gradualmente, partendo da dosaggi bassi. Ma nel momento in cui si interrompe la terapia, si deve ripartire da zero, per ripristinare la tolleranza. In questo quadro, c'è anche il rischio che il paziente si rivolga al mercato nero, pur di non smettere la terapia». Vie di uscita? «La più rapida, allo stato attuale, è un nuovo bando per importare altri quantitativi, ma in generale l'auspicio è di valutare quello che è il fabbisogno reale, in continua crescita».

Francesca Giani

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