Politica e Sanità
16 Novembre 2011I farmaci biologici sono una risorsa fondamentale per chi ha il cancro, ma se non vengono somministrati con appropriatezza, cioè a chi ne ha realmente bisogno, rischiano di togliere speranze ad altri malati. Le risorse sono limitate e occorre essere più pragmatici e impopolari: non è possibile, e forse nemmeno etico, insistere oltre le evidenze scientifiche per inseguire un ipotetico modestissimo beneficio, sottraendo soldi, per esempio, alla prevenzione. A sostenerlo sono gli specialisti aderenti al Collegio italiano primari oncologi medici ospedalieri (Cipomo), a congresso a Verona per discutere di target therapy, appropriatezza della cura e del ruolo delle Regioni in tema di rimborsabilità. Le cure mirate "rappresentano un enorme progresso - sostiene Giorgio Cruciani, presidente del Cipomo nazionale - si è riusciti a individuare un bersaglio specifico e il blocco farmacologico può determinare veramente un vantaggio di sopravvivenza, come nelle leucemie croniche o nel tumore mammario con iperespressione di Her2. Mentre nel caso di farmaci diretti contro un target non essenziale per la replicazione cellulare, cioè nel caso di un''aggiunta ai trattamenti standard - sottolinea l''esperto - spesso si hanno vantaggi clinici poco significativi a fronte di costi molto alti. Un costo che potrebbe portare a un peggioramento della situazione a due velocità tipica della sanità italiana, con Regioni non in grado di sostenere la spesa per queste cure, anche quando servono davvero". "In questo contesto - afferma Salvatore Palazzo del direttivo nazionale Cipomo - si inserisce la problematica del federalismo sanitario. A mio giudizio può rappresentare un''opportunità, ma a saperla sfruttare devono essere innanzitutto i governi regionali, che invece di trincerarsi dietro un facile allarmismo per fondi che non arriveranno mai, dovrebbero aumentare il proprio livello di competenza anche nel raccogliere ulteriori finanziamenti, e istituire un circolo virtuoso di assunzione di responsabilità". "Le regioni hanno un peso eccessivo nelle decisioni sulla rimborsabilità - aggiunge Cruciani - e in questo modo si crea confusione e si stimola il fenomeno della migrazione di pazienti.
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