Abuso oppiacei, in Usa farmacisti inseriti in team multidisciplinari
Abuso oppiacei, negli ospedali Usa il farmacista è figura sempre più presente nelle campagne di lotta all'uso improprio e nel monitoraggio terapeutico
Negli Usa, i farmacisti ospedalieri assumono un ruolo centrale nei sistemi di prevenzione attiva dell'abuso di oppioidi: la loro azione si concentra sull'individuazione dei meccanismi di dirottamento dei farmaci verso il mercato illegale, ma vengono coinvolti anche nelle revisioni dell'utilizzo clinico e nel supporto alla prescrizione. Inoltre, sono partecipi del monitoraggio e della selezione delle terapie appropriate: oltre il 60% degli ospedali assegna i farmacisti a servizi di gestione della terapia farmacologica (monitoraggio dei livelli terapeutici dei farmaci, esiti dei pazienti, monitoraggio eventi avversi, aggiustamento regimi terapeutici. I risultati emersi dal National Survey of Pharmacy Practice in Hospital Settings, recentemente pubblicato sulla rivista dell'American Society of Health-System Pharmacists, mettono in luce come «i farmacisti ospedalieri e del sistema sanitario svolgono un ruolo importante come fornitori di assistenza ai pazienti in team interprofessionali in ambiti quali gestione della terapia farmacologica, formazione di pazienti e altri fornitori e nella risoluzione di problemi di salute pubblica come la crisi da oppioidi e la carenza di farmaci», spiega Michael Ganio, autore dello studio. «I farmacisti dispongono di abilità uniche che li rendono membri strategici nel garantire l'utilizzo ottimale, sicuro ed efficace dei farmaci. Ecco perché gli ospedali si affidano a loro per ruoli importanti nell'affrontare la crisi degli oppioidi, e in altre aree correlate ai farmaci».
Ruolo del farmacista oltre il monitoraggio della terapia
Secondo i dati dello studio, che si è occupato di analizzare il ruolo del farmacista non solo nel monitoraggio della terapia farmacologica, ma anche nei programmi di prevenzione attiva dell'abuso di oppioidi attraverso le risposte dei direttori di reparti di farmacia ospedaliera in 811 strutture Usa, ha messo in luce che le strategie più comuni nella lotta all'abuso includono: messa a disposizione di materiale istruttivo e linee guida per i medici (71,4%), uso di ricerche nei database per il monitoraggio della prescrizione e individuazione di comportamenti potenzialmente riconducibili ad abuso (65,3%) e programmi di rilevamento del dirottamento verso il mercato illegale (55,6%). In queste attività, i farmacisti ospedalieri sono maggiormente coinvolti nelle indagini sul dirottamento (il 70,8%), ma anche nelle revisioni dell'utilizzo clinico (57,2%), in ruolo di responsabilità e leadership (54,8%) e nel supporto prescrittivo (34,5%). La ricerca evidenzia inoltre il ruolo all'interno della gestione della terapia, tramite un approccio proattivo e integrato nel meccanismo multidisciplinare: selezione dei farmaci appropriati, sostegno, informazione e monitoraggio dei pazienti, controllo degli esiti. Più del 60% degli ospedali assegna ai farmacisti il compito di fornire ai pazienti servizi di controllo e sostegno della terapia: controllo dei livelli dei farmaci e dei risultati di laboratorio, report di reazioni avverse, contributo nella regolazione dei regimi farmacologici e prevenzione degli errori medici. Un'attività, quella del farmacista integrato al team, che ha subito un incremento nell'ultimo ventennio: nel 2018 più del 75% dei pazienti (nel 60% degli ospedali analizzati) è stato monitorato anche da un farmacista, rispetto al 20% nello stesso campione del 2000. Un terzo degli ospedali coinvolge i farmacisti nella sorveglianza su tutte le terapie. Il 47% utilizza strumenti elettronici o software di sorveglianza clinica per identificare i pazienti che potrebbero beneficiare della presenza di un farmacista. Inoltre, un terzo delle cliniche primarie o per la cura di patologie specifiche sfrutta la presenza dei farmacisti in ambiti come oncologia, medicina di famiglia, diabete, malattie cardiovascolari e infettive.
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