Politica e Sanità
16 Novembre 2011Lingegneria genetica permette di creare cavie di laboratorio, da topi, zebrafish, rane, conigli fino ai bovini, progettate e modificate in modo che esprimano una proteina target in grado di evidenziare le risposte a un determinato farmaco. E le reazioni dell''organismo diventano visibili all''occhio dello scienziato, attraverso tecniche di imaging o altri esami che lasciano l''animale in vita. "Una strategia che ci permetterà di dosare i farmaci in maniera precisa e di ridurre inutili effetti collaterali assicura Adriana Maggi, direttrice del Centro di eccellenza sulle patologie neurodegenerative (Cend) dell''università Statale di Milano. "Negli ultimi tempi � continua la ricercatrice - gli scienziati studiavano il funzionamento delle molecole sulla singola cellula o sul singolo organo, proprio per evitare di usare gli animali negli esperimenti. Un approccio restrittivo al quale però sfuggivano fenomeni di tossicità del farmaco che si manifestavano per esempio in organi diversi dal target dell''esperimento". Il primo della serie di animali ingegnerizzati è stato il topo reporter, usato per osservare l''azione degli ormoni femminili. Oggi l''inventario si sta ampliando: gli scienziati hanno a disposizione persino vermi e moscerini da frutta. "Un modello interessante - osserva Maggi - è lo zebrafish, un pesciolino che ha alcuni meccanismi di base simili a quelli dell''uomo ed è particolarmente adatto alla ricerca perch� è piccolo e facilmente aggredibile dal farmaco ed essendo trasparente, è molto facile osservarlo attraverso tecniche di imaging".
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