Politica e Sanità
16 Novembre 2011I nuovi farmaci arrivano con ritardo negli ospedali italiani e sono diverse da regione a regione
Colpa soprattutto della burocrazia. Laccusa arriva dal centro di ricerche Cerm che ha analizzato i ritardi, le inefficienze e le sperequazioni a livello regionale nell''adozione di farmaci innovativi da parte delle strutture ospedaliere, evidenziando "una preoccupante moltiplicazione di procedimenti amministrativi a scapito del cittadino". Secondo lo studio, condotto sui farmaci di fascia H (ospedaliera), ad amplificare il ritardo nell''utilizzo delle nuove terapie è "la moltiplicazione delle autorità di controllo tra regioni e province (i cosiddetti Ptor, Ptav, Ptp per citarne alcuni)". In particolare, emerge che i tempi medi necessari a un ospedale o Asl per utilizzare un farmaco nuovo sono molto lunghi (la media nazionale è pari a quasi 15 mesi dopo l''approvazione dell''Agenzia europea Emea), e differenziati da regione e regione (per il Lazio il tempo medio di approvazione pari a 17 mesi). Inoltre, i pazienti italiani, che con la stessa patologia e nello stesso momento si rivolgono a strutture sanitarie in regioni o province differenti, non hanno la garanzia di essere curati tutti con il farmaco più innovativo, nonostante sia stato già approvato dall''Aifa, e quindi teoricamente prescrivibile su tutto il territorio nazionale. Questo assetto si traduce in una moltiplicazione indebita dei processi approvativi con conseguenti inefficienze e gravi disparità nell''accesso a farmaci tra diverse regioni e disagi per i pazienti affetti da patologie anche gravi e invalidanti. Lo studio - si legge nelle conclusioni - porta alla luce una sorta di balcanizzazione del Ssn, e induce a guardare con forte preoccupazione i prontuari territoriali quando arriveranno sul mercato i nuovi prodotti biotecnologici salvavita per il trattamento di malattie attualmente incurabili. Le commissioni locali, che presiedono ai prontuari - sottolineano gli autori - non hanno risorse umane e strumentazioni tali da poter controargomentare, in termini tecnico-scientifici, rispetto alle valutazioni di Emea e Aifa, che invece si avvalgono di analisi e risultati condivisi dalla comunità scientifica. Le commissioni locali sembrano voler realizzare soprattutto un controllo per via amministrativa della spesa farmaceutica ospedaliera: ciò - concludono - appare un''indebita espansione della Pubblica Amministrazione.
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