Farmaci e dintorni
17 Novembre 2011Alla vigilia della Giornata mondiale della malaria, che si celebra il 25 aprile, l’Unione europea annuncia i risultati di una ricerca che apre nuove prospettive di trattamento con farmaci inibitori delle chinasi, originariamente destinati a bloccare la crescita delle cellule tumorali. La ricerca, che ha coinvolto quattro progetti finanziati dall’Ue (Antimal, Biomalpar, Malsig e Evimalar), è stata condotta da laboratori nel Regno Unito, in Francia e in Svizzera insieme a partner provenienti da Belgio, Germania, Danimarca, Grecia, Spagna, Italia, Paesi Bassi, Portogallo e Svezia, nonché da numerosi paesi in via di sviluppo gravemente colpiti dalla malaria. I ricercatori hanno dimostrato che il parassita che provoca la malattia. dirotta le chinasi attive nelle cellule umane, usandole a proprio beneficio. Trattando i globuli rossi attaccati con farmaci inibitori delle chinasi, i ricercatori sono riusciti a fermare il parassita. La scoperta apre una nuova strategia che invece di attaccare il parassita, rende ostile l’ambiente della cellula ospite, privando, per altro, il parassita di un modus operandi essenziale per sviluppare la resistenza ai farmaci. Numerosi farmaci chemioterapici inibitori delle chinasi sono già usati clinicamente nelle terapie contro i tumori, e moltissimi hanno già superato i test clinici di fase I e di fase II. Pur avendo effetti collaterali tossici, questi farmaci sono ancora usati per periodi prolungati per le cure dei tumori. Nel caso della malaria, che richiederebbe un periodo di trattamento più breve, il problema della tossicità sarebbe meno acuto. I ricercatori propongono pertanto di valutare immediatamente le proprietà antimalariche di questi farmaci, cosa che consentirebbe di ridurre drasticamente il tempo e i finanziamenti necessari per mettere in pratica questa nuova strategia antimalaria.
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