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Politica e Sanità

16 Novembre 2011

L’ottico non è un optometrista


In Italia lavorano circa 28 mila ottici. "Si tratta di negozianti, in gran parte ex fotografi, che vorrebbero il riconoscimento della professione sanitaria, ottenendo l''equipollenza con i tecnici optometristi. Specialisti che, in molti Stati, misurano la vista e prescrivono lenti correttive. Nel nostro Paese la loro professione non è riconosciuta legalmente, ma là dove esiste, come negli Usa, comporta quattro anni di studio universitario più quattro di specializzazione. Da noi, invece, una commissione istituita al Consiglio superiore di sanità (Css) potrebbe riconoscere con un tratto di penna la stessa professionalità a persone che, magari, non hanno nemmeno il diploma di scuola media". E'' l''appello lanciato dalla Società oftalmologica italiana (Soi).

Se così fosse "questa commissione - sottolinea la Soi - potrebbe provocare un danno irreparabile al sistema nazionale di prevenzione e cura. Sembra un paradosso, ma è proprio questo ciò che accadrebbe, se le strutture dell''ex ministero della Salute approvassero una sanatoria che, di fatto, riconoscerebbe a tutti gli ex foto-ottici italiani il diritto di eseguire misurazioni e prescrivere lenti ed occhiali correttivi della vista". "Sarebbe come concedere la laurea per sanatoria - evidenzia Matteo Piovella, segretario della Soi - Attualmente l''esame della vista viene effettuato dai circa 7 mila oculisti, che svolgono anche un''importante funzione di prevenzione, perch� sottopongono ogni paziente ad accurati accertamenti clinici. Se questa funzione venisse a mancare, si assisterebbe con tutta probabilità a un''enorme diffusione delle patologie. Gli oculisti, d''altra parte, non hanno alcun interesse economico a prescrivere lenti correttive e lo fanno solo quando lo ritengono necessario. Attribuire agli ottici questa facoltà, oltre a minacciare la diffusione di malattie oculari, esporrebbe i pazienti al conflitto d''interessi di chi, vendendo lenti e occhiali, potrebbe anche prescriverli".  "I principi etici - prosegue Piovella - impediscono all''oculista, come a ogni altro medico, di prestare la propria opera in esercizi commerciali, proprio per non esporre i cittadini all''arbitrio di un potenziale conflitto d''interessi. Ciò nonostante, negli ultimi anni, si è andata sempre più affermando la presenza illegittima di optometristi nei negozi di ottica, tanto che oggi accade spesso che i pazienti si vedano prescrivere lenti correttive da persone che non hanno alcun titolo per farlo".

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