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Farmaci e dintorni

11 Giugno 2012

Reumatologia: dati positivi per nuovi biologici


Come ogni anno al congresso della Società europea di reumatologia (Eular, European league against rheumatism) vengono presentate anche le ultime novità in tema di terapie farmacologiche delle malattie reumatiche. Sono positivi i primi risultati di una nuova molecola, canakinumab, nella cura dell’artrite sistemica idiopatica giovanile (Aigs) e della sindrome periodica associata al recettore del fattore di necrosi tumorale (Traps), due rare patologie autoinfiammatorie a esordio infantile. Il farmaco, anticorpo monoclonale umano che inibisce l’interleuchina 1 beta (Il-1), sperimentato in uno studio di Fase III su pazienti con Aigs, ha dimostrato, al termine del periodo placebo-controllato, l’inattività della patologia nel 62% dei soggetti. In un altro studio, di Fase II, che ha coinvolto pazienti affetti da Traps, si è evidenziata una significativa riduzione dei sintomi legati alla rara sindrome febbrile periodica. Entrambi i trial hanno raggiunto gli endpoint prefissati, mostrando inoltre come, in 5 mesi, un terzo dei pazienti abbia potuto fare a meno del regime steroideo. Lo studio di Fase III ha confermato il profilo di sicurezza e tollerabilità dell’anticorpo e sulla base di questi risultati il farmaco verrà sottoposto alle autorità regolatorie entro il 2012. Sul fronte artrite reumatoide,  i dati dello studio Adacta, dimostrano che i pazienti trattati con tocilizumab in monoterapia (vale a dire senza altri Dmard) per 24 settimane hanno ottenuto un miglioramento significativamente maggiore dell''attività della malattia, misurato come riduzione del punteggio DAS28, rispetto ai pazienti trattati con adalimumab in monoterapia. In particolare i pazienti, con artrite reumatoide attiva grave e con intolleranza o risposta inadeguata al metotressato, hanno ottenuto un tasso di remissione DAS28 del 40% con tocilizumab rispetto all’11% con adalimumab.Infine un altro farmaco biologico, sempre per l’artrite reumatoide, abataceb è stato confrontato con adalimumab, entrambi somministrati in associazione a metotrexato. I risultati dello studio Ample, che ha coinvolto 646 pazienti, dimostrano che abatacept (somministrato per via sottocutanea) ha un’efficacia nel controllo dei sintomi e nell’inibizione della progressione radiografica della malattia sovrapponibile a quella di adalimumab nel corso di un anno. L’efficacia è stata misurata in base ai criteri dell’American college of rheumatology (Acr20) e abatacept ha raggiunto una percentuale del 64,8% rispetto al 63,4% di adalimumab. Si tratta di dati preliminari perché lo studio Ample, di fase III, durerà due anni ed è in corso su pazienti adulti mai trattati prima con un farmaco biologico e con una risposta insufficiente a metotressato.

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