Farmaci e dintorni
27 Febbraio 2013Benefici o dannosi? Ancora non è dato saperlo, almeno secondo le ambigue conclusioni di una recente revisione pubblicata sulla Cochrane Library: due tra i farmaci più comuni contro il dolore da fibromialgia reumatica sono risultati efficaci nel 22 per cento dei casi, mentre il 21 per cento dei pazienti ha addirittura dovuto sospenderli per la comparsa di spiacevoli effetti collaterali. «I soggetti colpiti da fibromialgia, l’80 per cento dei quali sono donne, superano i cinque milioni solo negli Stati Uniti» esordisce Winfried Häuser, internista alla Technische Universität di Monaco, in Germania e primo autore dello studio, spiegando che i sintomi principali della malattia sono dolori diffusi e persistenti, sonnolenza e stanchezza cronica. La causa resta per ora sconosciuta e non esiste una cura specifica. «Due farmaci spesso prescritti per il trattamento di fibromalgia sono il milnacipran e la duloxetina, entrambi appartenenti alla classe degli inibitori della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina» riprende il ricercatore tedesco che assieme ai suoi coautori ha esaminato dieci studi di alta qualità svolti su oltre seimila adulti trattati con duloxetina, milnacipran, o placebo per un massimo di sei mesi, scoprendo non senza sorpresa che i due farmaci hanno effetti benefici o dannosi all’incirca nelle stesse percentuali di pazienti, in prevalenza donne bianche di mezz’età. «Alla luce di questi risultati è necessaria una franca discussione tra medico e paziente circa i potenziali rischi e benefici di entrambi i farmaci» osserva Häuser. E aggiunge: «C''è in giro una grande quantità di pubblicità che sbandiera gli effetti benefici di queste medicine, mentre i dati di questa ricerca mostrano un miglioramento davvero minimo. Ne consegue che il trattamento con i farmaci da soli dovrebbe essere scoraggiato». La cosa giusta da fare invece, almeno secondo Brian Walitt, coautore della revisione ed esperto di terapia del dolore al Washington Hospital Center, è un approccio multidisciplinare che combina i farmaci quando efficaci, l’esercizio fisico per favorire la mobilità e la consulenza psicologica per migliorare la capacità di convivere con la malattia.
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