Esercizio fisico o chirurgia potrebbero essere opzioni migliori per alleviare i sintomi da restringimento del canale spinale rispetto all'infiltrazione di steroidi. E non solo: chi soffre di dolore alla schiena e, dopo un tentativo con corticosteroidi, opta per la chirurgia ottiene un miglioramento più scarso rispetto a chi sceglie da subito l'opzione chirurgica. «Le iniezioni di steroidi sono un trattamento comune per la stenosi spinale» ha detto Janna Friedly, assistente alla cattedra di medicina della riabilitazione all'università di Washington a Seattle, «e siamo rimasti sorpresi dai risultati del nostro studio» dai quali emerge che le infiltrazioni non offrono benefici aggiuntivi in termini di analgesia. Per la ricerca, descritta sull'ultimo numero del New England Journal of Medicine, Friedly e colleghi hanno reclutato 400 persone, con dolore alla schiena e alla gamba a causa della compressione nervosa causata da una stenosi spinale, e le hanno sottoposte a iniezione locale di anestetico (lidocaina) da solo o insieme allo steroide. Inizialmente i sintomi sono migliorati in entrambi i gruppi, tre settimane dopo il gruppo steroide stava meglio, ma a sei settimane dal trattamento non c'era alcuna differenza in termini di dolore e funzionalità tra i due gruppi. Il presupposto teorico per la somministrazione degli steroidi è che questi riducano il dolore diminuendo il gonfiore e l'infiammazione intorno ai nervi schiacciati e «per alcuni pazienti funziona davvero così» ha ricordato Gunnar Andersson, professore del dipartimento di chirurgia ortopedica al Rush university medical center in Chicago, in un editoriale di commento allo studio «mentre in altri pazienti non funziona oppure ha un effetto di durata molto breve». Prima di eliminare questa opzione occorre tener presente che i trattamenti disponibili per la stenosi spinale sono pochi, le alternative agli steroidi sono rappresentate dalla chirurgia e dall'esercizio fisico, ma «nessuna riesce a modificar il problema di base o a produrre un effetto duraturo sulla stenosi» ha aggiunto Andersson, quindi alcuni pazienti potrebbero beneficiare ancora della terapia d'infiltrazione. (E.L.)
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