Usa, due terzi degli integratori ritirati da Fda restano sugli scaffali
Negli Stati Uniti un grossa quota degli integratori alimentari ufficialmente ritirati perché contenenti ingredienti banditi dalla Food and drug administration, rimangono in vendita sugli scaffali: lo afferma uno studio pubblicato nei giorni scorsi da Jama. Gli autori hanno preso in esame 27 integratori ritirati tra il 2009 e il 2012 e hanno appurato che due terzi di questi venivano ancora commercializzati, dei rimanenti, alcuni erano stati completamente ritirati e altri erano venduti in una formulazione priva delle sostanze bandite. Quanto accade negli Usa, secondo il presidente di Federsalus Marco Fiorani, non deve però dare origine ad allarmismi nel nostro Paese: «Non conosciamo lo specifico caso nel dettaglio, ma certamente Europa e Stati Uniti sono due realtà molto diverse sotto il profilo regolatorio e della sorveglianza degli alimenti e degli ingredienti. In Europa» prosegue «ci sono controlli a monte dell'etichetta degli integratori sotto il profilo del sicurezza e qualora vi sia una allerta comunitaria per un problema di sicurezza alimentare, secondo il sistema Haccp per il controllo della filiera alimentare il prodotto viene ritirato dal mercato e addirittura, nei casi più gravi, richiamato presso il consumatore, grazie al sistema di tracciabilità della filiera, sotto il controllo delle ASL. Anche per sostanze che non presentino problemi di salute pubblica, a seguito di un alert comunitario le aziende devono adeguarsi immediatamente sospendendo produzione e commercializzazione, pena forti sanzioni». Dello stesso tenore il commento di Anna Paonessa, responsabile del gruppo "Integratori alimentari e prodotti salutistici" di Aiipa, Associazione italiana industrie prodotti alimentari: «In Italia la normativa vigente e il sistema di controlli e di eventuale richiamo dei prodotti dal mercato di alimenti e integratori rappresentano il fiore all'occhiello nell'Unione Europea e assicurano ai consumatori reali garanzie a tutela della loro salute». Aiipa fa inoltre notare che in Italia, a differenza di altri Paesi, a ulteriore garanzia del consumatore, «gli stabilimenti di produzione sono autorizzati dal ministero della Salute, le etichette dei prodotti sono notificate allo stesso ministero che verifica la composizione e la correttezza delle diciture e, solo se l'esame viene superato, inserisce i prodotti in un Registro». Secondo lo studio americano, alcuni prodotti erano più a rischio di altri, in particolare, gli integratori alimentari indicati per l'attività sportiva: nell'85% dei casi rilevati era presenti sostanze incriminate. «Questo rischio» riconosce il presidente di Federsalus «può interessare anche l'Europa ma, al netto delle frodi sempre possibili, solo per acquisti attraverso canali non ufficiali e non controllati, come Internet, dove è possibile procurarsi prodotti da alcuni Paesi extracomunitari, senza controllo a monte delle nostre Autorità».
Renato Torlaschi
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