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Farmaci e dintorni

04 Febbraio 2015

Oseltamivir, efficace nel trattamento dell'influenza


All'inizio del mese, pur invitando a vaccinarsi chi non lo aveva fatto, i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) avvisavano che il vaccino antinfluenzale avrebbe potuto offrire una protezione incompleta verso il ceppo virale H3N2 dell'influenza A, raccomandando il trattamento con farmaci antivirali alle persone sintomatiche ad alto rischio di complicanze. E oggi, uno studio su The Lancet, svolto in collaborazione tra Università del Michigan, London school of hygiene and tropical medicine e Università dell'Alabama, dimostra che negli adulti con l'influenza la somministrazione di oseltamivir, un antivirale spesso criticato come inefficace, accelera il recupero dai sintomi clinici, riduce il rischio di complicanze respiratorie e di ricovero in ospedaliero al prezzo di un aumento di nausea e vomito. Dice Arnold Monto, coautore ed epidemiologo alla University of Michigan school of public health di Ann Arbor: «Gli inibitori della neuraminidasi sono stati sviluppati nel 1990 per la profilassi e il trattamento dell'influenza, e oseltamivir orale è stato ampiamente usato durante la pandemia del 2009». Ciononostante persistono perplessità sull'efficacia del composto, commercializzato come Tamiflu, specie sul fatto che gli effetti avversi siano maggiori dei benefici. Per approfondire l'argomento i ricercatori hanno svolto una metanalisi selezionando dalla letteratura scientifica nove studi, pubblicati e inediti, per un totale di 4.328 pazienti. E i risultati indicano che oseltamivir, accorcia la durata dei sintomi di circa una giornata, riducendo l'incidenza di infezioni respiratorie del 44%. «Lo studio è stato svolto utilizzando i dati messi a disposizione dalla Roche, l'azienda produttrice di Tamiflu, analizzati da un gruppo di ricerca indipendente coordinato da Joanna Dobson e Stuart Pocock della London school of hygiene and tropical medicine. «Oseltamivir blocca l'attività enzimatica della neuraminidasi nel virus influenzale tipo A e tipo B, anche se la maggior parte dei pazienti studiati avevano l'influenza tipo A, con ceppo prevalente H3N2, lo stesso che ha colpito quest'anno gran parte degli Stati Uniti» riprende Monto, spiegando che Tamiflu, utilizzato al dosaggio consigliato di 75 mg due volte al giorno per gli adulti e assunto entro 36 ore dallo sviluppo di almeno due sintomi influenzali, riduce del 21% la durata della malattia. «Dopo la somministrazione dell'antivirale la regressione dei sintomi si è verificata, in media, dopo 98 ore rispetto alle 123 osservate con il placebo» sottolinea il ricercatore, chiarendo che negli adulti non infettati dal virus non si verifica alcun beneficio. «Il che ne conferma il ruolo come antivirale dello studio» osservano gli autori dello studio, aggiungendo che Tamiflu, oltre ad abbassare il rischio di infezioni delle basse vie respiratorie che richiedono antibiotici come la polmonite, ha ridotto anche i ricoveri ospedalieri. Benefici ottenuti a fronte di un modesto incremento, rispetto al placebo, della nausea (3,7% dei casi) e del vomito (4,7%). Nessuna differenza tra i gruppi, infine, per lo sviluppo di disturbi neurologici, il cui aumento era stato ipotizzato da ricerche precedenti.

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