Paracetamolo, uno studio sottolinea i rischi. L’esperto: meglio essere prudenti
I rischi del paracetamolo potrebbero essere sottostimati, secondo una nuova revisione sistematica di otto studi condotta dai ricercatori britannici del Leeds institute for rheumatic and musculoskeletal medicine. «È un effetto ben noto,» dichiara Francesco Scaglione, farmacologo clinico dell'Università degli Studi di Milano «quando un farmaco è popolare c'è sempre il desiderio di dimostrare che qualcosa non quadra e già qualche anno fa erano stati pubblicati studi che ipotizzavano maggiori rischi di asma e di autismo legati al paracetamolo». In questo caso l'impatto potrebbe essere maggiore, perché si parla di un aumento del 68% i rischi di infarto e di ictus. Non solo: il paracetamolo, che agisce inibendo l'azione delle prostaglandine, aumenterebbe del 50% il rischio di ulcera o emorragie. Ma sono gli stessi autori a mettere in guardia da interpretazioni troppo affrettate dei risultati ottenuti. Philip Conaghan, che ha coordinato la ricerca, invita alla prudenza, perché molti pazienti che hanno assunto a lungo il paracetamolo potrebbero aver avuto malattie che hanno probabilmente causato la morte prematura a prescindere dal farmaco. È proprio quello che fa immediatamente notare Scaglione: «Lo studio è interessante, ma è stata presa in esame una popolazione speciale, con patologie di base, che ha avuto trattamenti per lungo tempo ad alte dosi. Il paracetamolo potrebbe essere una concausa dei maggiori rischi evidenziati, che potrebbero essere invece associati alla patologie stesse. C'è poi da rilevare il fatto che il ricorso a farmaci alternativi al paracetamolo, come i Fans, comporterebbe certamente rischi maggiori». Insomma, sulla base dei dati disponibili, è certamente ingiustificato additare di pericolosità un farmaco molto comune e sostanzialmente sicuro: «Oggi sappiamo che il paracetamolo è uno dei farmaci più tollerabili e somministrabile anche ai bambini piccoli. Certo bisogna attenersi alle dosi consigliate, in caso contrario qualunque farmaco diventa tossico».
Renato Torlaschi
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