Farmaci non a misura di donna, poca sperimentazione e molti effetti collaterali
L'organismo maschile e quello femminile rispondono in maniera diversa ai farmaci a causa delle differenze fisiologiche e anatomiche: le donne hanno un minore peso corporeo, una maggiore massa grassa e in generale hanno più difficoltà nell'assorbimento gastrico dei farmaci. È quanto è stato sottolineato con forza al convegno organizzato dall'Istituto neurologico "Carlo Besta" e dalla Regione Lombardia, dedicato alla malattia di Parkinson e alle parità tra uomo e donna nella buona salute e nella cura. Le donne si ammalano di Parkinson in misura inferiore rispetto agli uomini, ma con problematiche più gravi, la malattia si manifesta mediamente a 68 anni, circa due anni dopo gli uomini e anche nella progressione della malattia ci sono importanti differenze. Nei maschi, infatti, a farne le spese sono soprattutto le capacità di comprensione e di ragionamento mentre nel genere femminile sono più frequenti ansia e depressione. Ma un aspetto importante è la diversa reazione ai farmaci: tra le donne è tre volte più frequente la comparsa di quei movimenti involontari che costituiscono gli effetti indesiderati del farmaco più usato per tenere sotto controllo i tremori tipici della malattia, la levodopa. Al contrario, il trattamento con la stimolazione cerebrale profonda, cioè l'utilizzo di piccoli elettrodi per ridurre il tremore, ha una maggiore efficacia sulle donne e porta a un miglioramento delle capacità nelle azioni quotidiane. Il problema è che i farmaci sono testati più spesso sugli uomini che per le donne, come spiega Barbara Garavaglia, responsabile del Comitato unico di garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni (Cug) e direttore dell'Unità di neurogenetica molecolare dell'Istituto Besta: «la maggiore frequenza degli effetti collaterali dei farmaci è una conseguenza del limitato numero di donne coinvolte nella sperimentazione clinica delle nuove terapie, che porta a non conoscere tutte le conseguenze dell'uso dei farmaci in entrambi i sessi».
Renato Torlaschi
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