Farmaci neuropsichiatrici, dopo mezzo secolo cambia la nomenclatura
È in arrivo una nuova nomenclatura per i farmaci neuropsichiatrici e seguirà un approccio più scientifico, a differenza di quello attuale che, secondo Guy Goodwin, presidente dello European college of neuropsychopharmacology (Ecnp), «è guidato dall'inerzia o dal marketing». La presentazione è avvenuta lo scorso ottobre a Berlino, proprio alla conferenza dell'Ecnp ed è il punto di arrivo di un progetto ambizioso che è stato condotto in collaborazione con altri organismi di rilievo a livello mondiale: l'American college of neuropsychopharmacology (Acnp), il Collegium internationale neuro-psychopharmacologicum (Cinp), l'Asian college of neuropsychopharmacology (Ascnp) e l'International union of basic and clinical pharmacology (Iuphar). La nomenclatura attualmente utilizzata risale agli anni sessanta, non tiene conto delle conoscenze scientifiche contemporanee e non aiuta i medici a formulare una prescrizione informata. La "rivoluzione linguistica" proposta dagli esperti internazionali comporta il passaggio dalle definizioni fondate essenzialmente sui sintomi a quelle basate sulle caratteristiche farmacologiche del prodotto e sulle modalità d'azione. Con la nuova nomenclatura il paziente non sarà più indotto in confusione dal fatto di dover assumere un farmaco apparentemente indicato per una patologia diversa dalla propria: si spera che questo comporterà un effetto positivo sull'aderenza al piano terapeutico. Il sistema terrà conto di: target farmacologico primario, modalità d'azione, indicazioni approvate, efficacia e principali effetti collaterali, descrizione neurobiologica. «In questo modo - afferma Guy Goodwin - si potrà rendere giustizia alla complessità farmacologica dei farmaci neuropsichiatrici in modo da sottolineare come agiscono a livello cellulare, molecolare e sistemico, pur riconoscendone le azioni cliniche e gli effetti avversi». La nuova nomenclatura è supportata da una app, già scaricabile gratuitamente, che aiuterà gli specialisti a fare le scelte terapeutiche appropriate e i pazienti a essere correttamente informati.
Renato Torlaschi
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