Farmaci e dintorni

17 Aprile 2015

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L'appropriata selezione dei pazienti e il monitoraggio del farmacista migliora l'aderenza alla cura tra i soggetti con fibrillazione atriale trattati con l'anticoagulante dabigatran. Queste le conclusioni di uno studio americano pubblicato su Jama in cui i ricercatori hanno esaminato le variazioni di aderenza alla terapia con dabigatran in 67 siti VA dove lavoravano anche 47 farmacisti e dove, tra il 2010 e il 2012, sono stati seguiti 20 o più pazienti con fibrillazione atriale non valvolare per un totale di 4.863 persone e 51 soggetti per centro. «La fibrillazione atriale è l'aritmia cardiaca più comune, che colpisce oltre 3 milioni di pazienti e che richiede in molti casi un trattamento con anticoagulanti orali per ridurre il rischio di ictus» spiegano i ricercatori. Warfarin era l'unico trattamento disponibile fino alla recente introduzione dei nuovi anticoagulanti orali tra cui dabigatran. «A differenza del warfarin, per cui servono periodiche verifiche di laboratorio, questi ultimi non richiedono test di routine per valutare l'effetto anticoagulante» riprende l'autore, ricordando che da un precedente studio emerge che l'adesione non ottimale al trattamento con dabigatran si associa a un rischio aumentato di ictus e di morte. «La percentuale media dei pazienti correttamente aderenti alla cura con dabigatran era del 74%, con sensibili variazioni nei diversi siti» aggiunge il ricercatore, puntualizzando che l'appropriata selezione dei pazienti migliorava l'aderenza alla cura, aiutata anche dal monitoraggio del farmacista su aspetti quali, per esempio, le modalità di conservazione e di assunzione del farmaco. «I nostri risultati sottolineano l'importanza della selezione dei pazienti e delle strategie di monitoraggio nella corretta gestione della cura con dabigatran» concludono gli autori.