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Farmaci e dintorni

29 Maggio 2017

Inibitori di pompa, alert da gastroenterologi italiani su abuso nella pirosi


Un paziente su due assume gli inibitori di pompa protonica (Ppi) senza averne effettivamente bisogno. A rilanciare il dato l'Associazione italiana gastroenterologi ed endoscopisti ospedalieri (Aigo) dopo che un nuovo studio scientifico canadese conferma la necessità di non utilizzare in maniera inappropriata i farmaci contro il bruciore di stomaco, già sostenuta in un position paper Aigo. Le nuove linee guida canadesi, pubblicate sul numero di maggio 2017 della rivista scientifica Canadian family physician, spiega la nota Aigo, indicano che la prescrizione di questi farmaci va destinata a precise situazioni cliniche e partono dal bilancio tra rischi e benefici derivanti da un uso eccessivo dei Ppi.
Nello studio, infatti, si sottolineano i possibili effetti avversi di questi farmaci, come un aumento del rischio di malattie renali, di infezione da clostridium difficile, di fratture dell'anca e il pericolo di malassorbimento della vitamina B12. Inoltre, le nuove linee guida sottolineano che, quando i Ppi sono prescritti in modo inappropriato o utilizzati troppo a lungo, possono aumentare il rischio di reazioni avverse, scambio tra farmaci, interazioni farmacologiche, visite in reparti di emergenza e ricoveri.
Secondo dati di Aigo, elaborati con la Società Italiana di Farmacologia e la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale sulla base di statistiche dell'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), oltre 1.289.000 persone, pari al 46,5% dei pazienti, utilizzano i Ppi in maniera non appropriata, cioè senza che per loro siano la terapia più efficace. Per far fronte a questa situazione tre società scientifiche hanno preparato un position paper che fissa alcuni principi e norme che supportino i medici nel prescrivere questi farmaci in caso di effettivo bisogno e in cui possano essere realmente efficaci, che i gastroenterologi Aigo riassumono in alcuni punti: Nei pazienti che hanno difficoltà di digestione si suggerisce di usare i farmaci Ppi solo dopo aver verificato che i pazienti non siano affetti da Helicobacter pylori. In questo caso i sintomi possono essere risolti curando questa infezione. Nei casi in cui si sospetta un reflusso gastroesofageo un trattamento con questi farmaci può essere un utile trattamento di prima linea. Una terapia standard con Ppi per prevenire il sanguinamento gastrico in pazienti in trattamento con anti-aggreganti piastrinici o farmaci anti-infiammatori è indicata solo nei soggetti a rischio (età maggiore di 65 anni, uso concomitante di steroidi o anticoagulanti, pregressa ulcera).
Non è necessario utilizzare i Ppi per la prevenzione delle emorragie gastriche nei pazienti che assumono cortisone perché è dimostrato che questo farmaco non espone a tale rischio. La somministrazione in via cautelativa di Ppi in pazienti che assumono farmaci diversi dagli anti-infammatori (per es: anti-ipertesivi, statine, diuretici, ecc) non è consigliabile poiché questa terapia non solo è necessaria, ma può ridurre o alterare l'assorbimento di alcune terapie. Non è dimostrato che i Ppi prevengono il sanguinamento da varici esofagee nei pazienti con cirrosi. Sebbene i Ppi siano farmaci efficaci e generalmente molto ben tollerati e quindi il vantaggio derivato dal loro uso è superiore al rischio di effetti indesiderati, sono possibili effetti collaterali nelle terapie a lungo termine.

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