Politica e Sanità
16 Novembre 2011La regola secondo cui "più si abbassa la pressione meglio è" ha ispirato per anni le scelte terapeutiche per i pazienti ipertesi. Ma oggi si cambia: la legge del ''lower is better'' non è più così universale
Esiste un limite oltre il quale i pazienti a rischio non possono scendere. Sotto 125 mmHg per la massima e 75 per la minima gli eventi cardiovascolari tornano ad aumentare. A dimostrarlo sono tre studi: Invest, Value e Ontarget che hanno coinvolto 30mila pazienti con un largo contributo scientifico italiano. Di questa novità che, in parte, cambia le carte in gioco per l''esercito di ipertesi - in Italia lo è il 33% degli uomini e il 31% delle donne, cioè una persona su tre fra i 35 e i 74 anni - si discute in questi giorni a Milano, in occasione del XIX congresso della Società europea di ipertensione (Esh), presentato venerdì nel capoluogo lombardo.
"L''ideale è la via di mezzo", spiega Giuseppe Mancia, presidente del Congresso e direttore della Clinica medica e dipartimento di medicina clinica all''università Milano Bicocca-ospedale San Gerardo di Monza. "Mantenersi, cioè, sempre sotto una soglia massima che per una persona sana (senza fattori di rischio, non fumatrice e non in sovrappeso) può salire anche a 140 mmHg di massima 90 mmHg di minima, per i soggetti a rischio è fissata a 130/85 mmHg. Ma senza scendere troppo in basso". La ''zona franca'' ha un confine, suggeriscono le ultime ricerche e il dibattito fra gli esperti, oltre il quale infarto, problemi renali e vascolari si ripresentano. Un terzo della popolazione adulta in Europa soffre di ipertensione che, ricorda Krzysztof Narkiewicz, segretario scientifico della Società europea dell''ipertensione (Esh), "è la prima causa di ictus, scompenso cardiaco e altre malattie cardiovascolari per le quali si spende in Ue oltre 160 miliardi di euro. Purtroppo, nonostante ogni giorno muoiano 20mila persone per complicanze legate alla pressione alta, solo il 20% è trattato opportunamente e dunque con successo". Eppure anche gli over 80 potrebbero trarre benefici da una pressione sotto controllo. Una novità che invertirebbe la diffusa tendenza a non trattare i grandi anziani e di cui si discuterà durante il congresso, in programma fino al 16 giugno. "Si è osservato - argomenta Mancia - che con una terapia adeguata si riducono del 60% le probabilità di scompenso, del 40% quelle di andare incontro a un ictus e del 20% le probabilità di morire per una causa generica. In altre parole gli si allunga la vita". Sui successi terapeutici l''Esh sta investendo molto e l''obiettivo che si è posta è di arrivare a un 50% di persone opportunamente trattate.
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