Antidepressivi, una metanalisi conferma: tutti sempre più efficaci del placebo
La comunità scientifica sostiene di avere risolto uno dei più grandi dibattiti della medicina dopo che un vasto studio - pubblicato online su "Lancet" - ha definitivamente comprovato che gli antidepressivi sono efficaci nel trattamento della depressione rispetto al placebo. Può sembrare un'affermazione scontata, ma tale evidentemente non è se il Royal College of Psychiatrists ha sostenuto che questo studio «mette finalmente fine alle polemiche sugli antidepressivi». Questi ultimi «sono abitualmente utilizzati in tutto il mondo per il trattamento del disturbo depressivo maggiore, che è una delle più importanti sfide globali per la salute» ricordano gli autori, coordinati da Andrea Cipriani, ricercatore capo del dipartimento di Psichiatria dell'Università di Oxford (Uk). «Tuttavia» spiegano «nella letteratura scientifica rimane un ampio dibattito sia sulla loro efficacia come classe terapeutica, sia sulle potenziali differenze di efficacia e tollerabilità tra i singoli farmaci». Con la commercializzazione di nuovi antidepressivi e un numero crescente di studi pubblicati ogni anno, si è resa così necessaria una revisione sistematica aggiornata e una meta-analisi network per sintetizzare le prove di questa importante area clinica. La presente meta-analisi, che ha coinvolto dati non pubblicati in aggiunta alle informazioni tratte da 522 studi clinici che hanno riguardato il trattamento a breve termine della depressione acuta negli adulti, ha riscontrato che i farmaci erano tutti più efficaci dei placebo. Peraltro, lo studio ha scoperto che il range di maggiore efficacia rispetto al placebo andava da un terzo a più del doppio. In particolare più efficaci si sono rivelati agomelatina, amitriptilina, escitalopram, mirtazapina e paroxetina, mentre i meno efficaci sono risultati fluoxetina, fluvoxamina, reboxetina e trazodone. In tal senso «questo studio è la risposta definitiva a una controversia di lunga data sul fatto che gli antidepressivi siano effettivamente efficaci nella depressione» spiegano Cipriani e colleghi. «Abbiamo cioè verificato che gli antidepressivi più comunemente prescritti funzionano per la depressione da moderata a grave». Il valore aggiunto di questa meta-analisi, secondo gli autori, consiste nel fatto che «rappresenta un importante aggiornamento ed estensione di un loro precedente studio che si era focalizzato su 12 antidepressivi con dati solo head-to-head, e fornisce la migliore base di prova attualmente disponibile per guidare la scelta nel trattamento farmacologico dell'adulto con disturbo depressivo maggiore acuto. Ora infatti è incluso un elenco più completo di 21 antidepressivi e placebo, si prendono in considerazione tre nuove misure di outcome clinico e molti potenziali modificatori di effetto e si usa la metodologia statistica più avanzata a oggi per la meta-analisi network». Le implicazioni che derivano dalle prove disponibili sono molteplici. «I nostri risultati dovrebbero informare le linee guida cliniche e assistere il processo decisionale condiviso tra pazienti, assistenti e medici nella pratica di routine sulla selezione dell'antidepressivo più appropriato per gli adulti con disturbo acuto di depressione maggiore» scrivono gli autori «La ricerca futura dovrebbe cercare di estendere la meta-analisi network per combinare i dati aggregati e individuali dei pazienti provenienti da trial. Questa analisi consentirà la previsione di esiti clinici personalizzati, come la risposta precoce o specifici effetti collaterali e la stima dell'efficacia comparativa in molteplici momenti temporali». Gli autori hanno poi aggiunto che la maggior parte dei dati nella meta-analisi coprivano otto settimane di trattamento, quindi i risultati potrebbero non essere applicabili all'uso a lungo termine. Inoltre non era implicato che gli antidepressivi debbano essere sempre la prima forma di trattamento. «I farmaci dovrebbero sempre essere considerati insieme ad altre opzioni, come le terapie psicologiche, laddove sono disponibili» ribadiscono Cipriani e colleghi. Carmine Pariante, del Royal College of Psychiatrists, ha sottolineato che «il documento analizza i dati non pubblicati detenuti dalle società farmaceutiche e dimostra che il finanziamento degli studi da parte di queste aziende non influenza il risultato, confermando così che l'utilità clinica di questi farmaci non è influenzata dalla sponsorizzazione dal settore farmaceutico». Peraltro, Pariante ha rilevato che il documento non ha migliorato la comprensione su come aiutare i pazienti che hanno avuto una depressione resistente al trattamento e che non sono stati aiutati assumendo uno dei 21 farmaci testati. Glyn Lewis, professore di Epidemiologia psichiatrica all'University College di Londra, ha infine aggiunto: «Gli antidepressivi spesso ricevono una "cattiva stampa", ma questo documento mostra che hanno un ruolo nella gestione delle persone depresse».
Arturo Zenorini Lancet, 2018 Feb 21. [Epub ahead of print] doi: https://doi.org/10.1016/S0140-6736(17)32802-7
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