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Politica e Sanità

16 Novembre 2011

Donne da tutelare


Oltre un miliardo di persone nel mondo non ha accesso a cure sanitarie adeguate e in larga maggioranza si tratta di donne e bambini: il diritto alla salute enunciato solennemente nella Dichiarazione universale dei diritti umani è dunque oggi lettera morta, in particolare nei Paesi in via di sviluppo. Su questo argomento si sono confrontati parlamentari italiane e italiani e di altri Paesi del mondo, riuniti a Roma per la Conferenza internazionale “Strategic Investments in Time of Crisis: The Reward of Making Women''s Health a Priority”, organizzata anche per chiedere al G8 di tutelare e investire sulla salute della donna, perno dell''economia e della società nei Paesi poveri. Si pone quindi l''urgenza di costruire o riformare sistemi sanitari equi nei Paesi in via di sviluppo: mentre in quasi tutti i Paesi industrializzati i sistemi socio-sanitari sono prevalentemente pubblici, nelle aree più problematiche del mondo prevale il settore privato, con poche eccezioni nei Paesi a economia pianificata (Cina, Cuba, Vietnam, Nord Corea). La spesa sanitaria pro-capite è oggi lo specchio di questa situazione: secondo la Banca mondiale, nei Paesi ad alto reddito è, in media, di 3.450 dollari, mentre in quelli a basso reddito  di soli 30 dollari. E sono le donne le prime vittime delle carenze sanitarie: ogni minuto nel mondo una donna muore per problemi in gravidanza o complicazioni del parto (oltre 536 mila decessi all''anno), e ogni 8 minuti una donna muore per complicanze correlate ad aborti effettuati in condizioni di non sicurezza. Inoltre, secondo il Rapporto Unicef 2009, ogni anno circa 4 milioni di neonati muoiono entro 28 giorni dalla nascita. La Conferenza interparlamentare chiede dunque fondi per tutelare la salute femminile, anche per evitare che il costo economico futuro per gestire le conseguenze di questa negligenza superi di gran lunga il fabbisogno finanziario già oggi necessario per prevenzione e cura.

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