Politica e Sanità
16 Novembre 2011
Per il 97% dei titolari di farmacia francesi lo stato di salute delle loro imprese è peggiorato e per l’86% la causa prima di tale crisi va individuata nel calo della marginalità. Circa un farmacista su tre sta prendendo in considerazione tagli al personale e soltanto il 2% dichiara con certezza che farà nuove assunzioni.
Disegna un quadro dalle tinte fosche il sondaggio condotto nelle settimane scorse dal sindacato Fspf (Fédération des syndicats pharmaceutiques de France) per misurare il polso e glio umori dei titolari transalpini. L’iniziativa è stata assunta per offrire una base di lavoro all’Igas (Inspection générale des affaires sociales), alla quale il ministro della Salute Xavier Bertrand aveva affidato l’incarico di studiare una proposta di riordino del servizio che assieme alla riforma della remunerazione (tema d’attualità anche Oltralpe) rivedesse anche “mission” e identità della farmacia francese. La ricerca della Fspf conferma innanzitutto il cattivo stato di salute del canale e il pessimismo con cui una buona fetta di farmacisti guarda al futuro: per il 52% le spese sono cresciute in questi ultimi anni a un tasso superiore agli utili e il 54% punta il dito sulla riduzione delle dilazioni di pagamento operata dai distributori. E poi ci sono gli umori. La stragrande maggioranza dei titolari (89%) boccia il libero accesso agli Otc decretato qualche anno fa dal governo, perché non s’è avvertito alcun effetto positivo sulle vendite del comparto (solo il 28% ammette una debole crescita). Nove farmacisti su dieci dicono no alla vendita dei Sop su Internet, mentre l’85% fa pollice verso nei confronti delle politiche di ribasso dei prezzi perseguite da alcuni “groupement” (gruppi d’acquisto che in Francia gestiscono spesso anche le strategie commerciali degli esercizi associati). Come uscirne? La maggioranza del campione (più di 2.700 titolari) giudica necessario investire sulla formazione continua, da rendere obbligatoria. E in molti segnalano anche la necessità di migliorare i rapporti professionali tra le farmacie e gli altri attori del sistema sanitario, così come snellire alcune incombenze burocratiche quali la farmacovigilanza.
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