Politica e Sanità
17 Novembre 2011Si deciderà nel giro dei prossimi due mesi il destino delle trenta facoltà di farmacia che popolano la galassia dell’università italiana. Entro la fine di luglio, infatti, gli atenei dovranno completare la riorganizzazione disegnata dalla riforma Gelmini, che tra le altre cose prevede l’abolizione delle facoltà e la nascita, al loro posto, dei dipartimenti. Di qui l’incognita, perché il passaggio dalle prime ai secondi non sarà un mero cambio d’abito: in base a una serie di parametri che i singoli atenei dovranno darsi (numero di docenti, di studenti iscritti, di strutture eccetera) potrà infatti accadere che facoltà oggi autonome vengano accorpate in dipartimenti interdisciplinari in base a contiguità culturale o per convenienza funzionale. Le strade percorribili sono diverse e ogni università deciderà per sé in base, ma già oggi per le facoltà di farmacia si prospettano tre differenti scenari: trasformarsi in dipartimento di farmacia e salvaguardare così la propria specificità accademica; confluire con le facoltà di medicina in un dipartimento di medicina e farmacia; confluire con la facoltà di chimica in un dipartimento di chimica e farmacia.
Gli atenei hanno tempo fino a fine luglio per riorganizzare le proprie divisioni e, come detto, ogni università farà quasi storia a sé. Ma la Conferenza dei presidi delle facoltà di farmacia non ha dubbi su quali siano gli scenari auspicabili: «E’ evidente che la nostra prima scelta è quella che porta alla nascita di un dipartimento di farmacia» spiega Giuseppe Ronsisvalle, presidente della Conferenza e preside della facoltà di farmacia dell’università di Catania «perché così salvaguarderemmo la visibilità delle facoltà e al tempo stesso manterremo lo stretto legame che oggi esiste con la professione». Difficile tuttavia che l’obiettivo possa essere raggiunto in tutti gli atenei. A Bologna si sta lavorando per un dipartimento di farmacia autonomo, a Genova invece potrebbe concretizzarsi l’unione con medicina.
Non a caso, nelle settimane scorse la Conferenza si è rivolta alle organizzazioni di categoria – dalla Fofi a Federfarma – per invitarle a un intervento: «Da loro» prosegue Ronsisvalle «vorremmo una presa di posizione che sostenesse il nostro impegno diretto a difendere l’autonomia delle facoltà di farmacia».
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