Politica e Sanità
17 Novembre 2011Il titolo lo rifiuterebbe volentieri, perché fa sentire vecchi e attira le battute. Però 25 anni tondi di militanza ininterrotta nell’esecutivo nazionale di Federfarma sono un primato e a detenerlo è Giancarlo Visini, il 10 maggio scorso tra i rieletti del consiglio di presidenza del sindacato. Il suo curriculum è un faldone, perché ha visto succedersi presidenti – da Leopardi fino a Racca - e ha collezionato di mandato in mandato tutte le cariche direttive dell’esecutivo. Difficile dunque trovare persona migliore per mettere a confronto presente e passato di Federfarma.
Presidente Visini, 25 anni e rotti di esecutivo sono tanti. Lei è il decano dei consiglieri…
Vorrei che non si dicesse in giro. Poi arriva qualcuno che fa la solita battuta del “nuovo” che avanza.
Però è anche una memoria storica del sindacato, ha vissuto tutte le crisi più recenti della farmacia…
Come no. Dagli sconti regressivi della Bindi allo sconto sugli Otc di Storace, all’indimenticabile riforma di Bersani.
A proposito di Storace e Bersani: oggi il sindacato sostiene il ddl Gasparri-Tomassini nella parte che autorizza la dispensazione degli Otc in corner ed esercizi di vicinato senza il farmacista. Proprio la stessa ipotesi che a quei tempi, invece, era osteggiata con furore da tutti i titolari…
Non dico che fu un errore, ma certo allora c’era un modo diverso di vedere le cose. Oggi poi, con Internet e compagnia, l’approccio al farmaco di automedicazione da parte del pubblico è certamente più maturo.
E’ cambiato il modo di vedere le cose e, forse, c’è anche più apertura verso il rinnovamento, soprattutto quando si tratta di tenere dietro alla società che cambia: i servizi, gli orari…
«Senz’altro. La generazione che oggi guida il sindacato dimostra propositività, innovazione, idee. Cose di cui va dato merito al presidente Racca.
Invece c’è qualcosa che rimpiange dei presidenti del passato?
Ricordo un altro modo di approcciare la politica. Non che Annarosa Racca non sappia farlo, anzi ha saputo costruire relazioni di valore. Ma non posso fare a meno di ricordare i modi di un Leopardi: lui nella politica si muoveva con mestiere, era nel suo ambiente.
Qual è stato il momento di maggiore “splendore” per il sindacato, nel suo complesso rapporto con la politica?
Ai tempi di Sirchia direi. Riuscivamo a collocare un farmacista in tutti i gruppi di lavoro più importanti, eravamo riusciti ad avere un canale facilitato con il Ministro.
Lei ha anche visto il passaggio del Ssn dalla riforma Bindi al federalismo. Era meglio quando si stava peggio?
Non credo che il federalismo abbia complicato il lavoro del sindacato. Anzi, a livello regionale ora c’è un dialogo più diretto e quindi proficuo, almeno nella mia Regione. Da noi domina la ruralità e siamo riusciti a far capire rapidamente a chi governa che senza farmacie rurali la sanità regionale sarebbe in forti difficoltà.
Ultima domanda: se passasse la liberalizzazione della Fascia C, sarebbe un replay della riforma Bersani?
No, sarebbe la fine della farmacia.
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