Politica e Sanità
17 Novembre 2011Sarebbe opportuno evitare la sostituzione generico su generico quando la prescrizione coinvolge gli ultra 75enni affetti da patologie croniche. È su questo principio che, in Veneto, i medici di famiglia stanno cercando con i farmacisti una riappacificazione che superi i contrasti più recenti. La base dovrebbe essere una bozza di accordo che la Fimmg (il più rappresentativo tra i sindacati della medicina generale) ha sottoposto il 17 maggio alla Regione e sabato scorso a Federfarma Veneto, approfittando del convegno organizzato sul tema a Vicenza. In sostanza, la proposta prevede che il medico apponga sulla ricetta la dicitura “non sostituibile” quando l’equivalente è destinato a un paziente fragile, «in particolare degli anziani ultra 75enni». I farmacisti, dal canto loro, dovrebbero verificare che il farmaco prescritto sia quello già assunto in precedenza dall’assistito e rispettare il veto del medico, comunicandogli eventuali criticità. «L’obiettivo» sottolinea Domenico Crisarà, vicesegretario regionale della Fimmg «è quello di concordare una metodologia che prenda atto della realtà: il fatto che due generici siano equivalenti dello stesso branded non vuole automaticamente dire che siano equivalenti tra loro. E poi, negli anziani la compliance obbliga a un’attenzione estrema nella sostituzione delle scatolette». Dai farmacisti una cauta apertura: «Valuteremo nel direttivo la proposta della Fimmg» replica il presidente di Federfarma Veneto, Marco Bacchini «per ora posso solo dire che condividiamo l’opportunità di stringere con i medici rapporti più stretti nell’assistenza ai pazienti fragili». In ogni caso, per Bacchini la posizione dei medici di famiglia sul tema continua a risentire di vecchi preconcetti ormai superati. «Sospettano che la sostituzione in farmacia sia guidata da convenienze meramente commerciali» dice «ma i margini sono tali che lo spazio per questo tipo di operazioni non c’è più da tempo. Invece ci sono scelte che derivano dalla necessità di una gestione oculata delle giacenze, ma anche in questo caso mi sembra che i medici tendano a esagerare: le marche a livello nazionale sono ormai non più di cinque o sei».
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