Politica e Sanità
17 Novembre 2011«È ora che Federfarma lanci una campagna d’informazione diretta al grande pubblico per spiegare che cosa accadrebbe realmente se si liberalizzassero i farmaci di fascia C». Tra i primi a commentare le anticipazioni del Sole 24 Ore sulla Manovra 2011 c’è Luigi Zocchi, presidente di Federfarma Varese. La geografia ha la sua rilevanza perché nella città lombarda risiede il senatore del Pdl Antonio Tomassini, presidente della Commissione igiene e sanità di Palazzo Madama nonché co-firmatario del ddl che mira a ridimensionare la riforma Bersani del 2006. Ne emerge l’immagine di una maggioranza in apparente stato confusionale, che da un lato vorrebbe togliere i farmacisti da parafarmacie ed esercizi di vicinato e dall’altro valuta un ampliamento delle lenzuolate del 2006.
Presidente Zocchi, ha letto i giornali? Il centrodestra vuole liberalizzare la Fascia C?
Certamente stiamo vivendo un momento politico incerto e delicato, ma ho l’impressione che l’articolo si spingesse un po’ troppo in là con le previsioni. In ogni caso, il problema è un altro.
Cioè?
Ogni livello di Federfarma, nazionale e regionale, dovrebbe impegnarsi per comunicare al pubblico il nocciolo della questione: parlare di liberalizzazione della fascia C è una mistificazione perché la fascia C non esiste, è una classe amministrativa.
Si spieghi…
I farmaci di fascia C sono etici non rimborsati, in questa classe troviamo diversi medicinali che appartengono alla fascia A solo quando la prescrizione rispetta le note Aifa.
Quindi?
Quindi non c’è nessuna liberalizzazione dei prezzi o del sistema distributivo; la deregulation porterà soltanto alla nascita di un doppio canale farmacia: da un lato le farmacie convenzionate, abilitate a dispensare in regime di Ssn, e dall’altro le farmacie non convenzionate.
Come rispondere allora?
Se l’obiettivo è quello di venire incontro alle esigenze dei consumatori, sarebbe più oculato puntare al delisting di quei farmaci di fascia C che oggi, per uso consolidato e caratteristiche, possono essere tranquillamente spostati tra i Sop. È una fetta ristretta di prodotti, la cui selezione spetterebbe ovviamente all’Aifa in base a criteri scientifici condivisi e inappuntabili».
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