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Politica e Sanità

17 Novembre 2011

Federanziani: allarme sulle reazioni avverse, servono studi dedicati


40mila morti, 3,4 milioni di visite al pronto soccorso e oltre 1,7 milioni di giornate di degenza l’anno. Questa la stima dei danni legati alle reazioni avverse da farmaci (Adr), effettuata da Federanziani, attraverso il centro studi Sanità in cifre, che ha passato al settaccio 95 studi clinici pubblicati negli Usa e ha comparato i numeri americani, demografici ed economici, con popolazione e costi sanitari italiani. A emergere una vera e propria «strage silenziosa» che «costa 23 milioni di prestazioni medico-sanitarie non necessarie, 630 mila giorni di prolungamento del tempo di degenza che potevano essere evitati, e, tra Italia e America, una stima di 10 miliardi di euro di spesa in più». Una situazione preoccupante per Federanziani, che denuncia come il fenomeno colpisca in prevalenza gli anziani, sottoposti spesso a pluriterapie: in una situazione in cui le Adr rappresentano la quarta causa di morte negli Usa, non è accettabile che in Italia manchino studi approfonditi sulla materia. Anche perché, la stima effettuata dal centro studi può mostrare un indice di scostamento rispetto alla realtà americana di +/-20%. Per di più, continua Federanziani, «in Italia non si riscontrano dati significativi su ritiri dal commercio per ragioni di sicurezza, come invece avviene in Francia, Germania e Gran Bretagna». Immediata la risposta dell’Aifa, che «pur apprezzando l’intento dell’Associazione di sollevare una problematica importante come la Farmacovigilanza, da tempo all’attenzione delle autorità, rileva un profondo difetto metodologico. L’America non ha né un Servizio sanitario nazionale, né una rete territoriale di Farmacovigilanza, né un sistema capillare di tracciatura del farmaco, elementi di grande garanzia per il cittadino italiano. E l’Italia, solo negli ultimi dieci anni, ha ritirato 39 farmaci». L’Aifa, continua la nota, «ha anche intrapreso per prima un programma di sorveglianza post marketing per gli anziani».

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